venerdì 30 dicembre 2011

Web Bot Project, il nuovo anno sarà un nuovo inizio

Il Web Bot Project, sviluppato nel tardo 1990, è un software creato per aiutare a fare previsioni del mercato azionario.
La tecnologia utilizza un sistema di ragni Internet (spider) per eseguire la scansione e la ricerca di parole chiave, come fa in pratica un motore di ricerca. Quando viene trovata una di queste parole, il programma prende il testo che precede e segue la parola e lo invia ad un archivio centrale, dove è poi filtrato e lavorato per definirne il significato.
In pratica questo software cerca di sfruttare l'inconscio collettivo per trarne previsioni sul passato, presente e, perchè no, anche del futuro. L’obiettivo del progetto è di “vedere” la coscienza collettiva dell’universo e della sua popolazione.
Il tutto si basa su complessi algoritmi e complessi opertavi in grado di monitorare articoli apparsi in rete, blog, siti, chat ed altre forme di dialogo sul web; ad ogni parola viene valore numerico che corrisponde a determinate specifiche, come il tempo, l' impatto, l'immediatezza e l'intensità. In modo solo apparentemente casuale i trend ricorrenti della vista, vengono quindi selezionati, dando spesso risultati sorprendentemente associabili ad eventi che di lì a poco accadranno; un po come cogliere dall'alveare della coscienza collettiva di tutti gli utenti di internet.

Ma nel 2001 si è cominciato a notare che le previsioni del mercato azionario non era l'unica materia che il software era in grado di prevedere con precisione. Si è iniziato così a prendere atto della coincidenza con altri eventi...
Una delle prime previsioni accurate dal programma ha avuto luogo nel giugno del 2001, dove all'improvviso hanno comicnato a sputare parole tipo: "edifici, auerei, catastrofi.  Purtroppo, la previsione del programma si è dimostrata esatta. Tutti infatti sappiamo cosa accadde l'11 Settembre 2001 alle Torri Gemelle e non solo.

Altre predizioni sono il terremoto e tsunami del 26/12/04, l’uragano Katrina e la distruzione che seguiva, i problemi finanziari del 2008 e altri ancora.

Ma non tutte le predizioni sono corrette, per esempio un grande terremoto era previsto sulla costa occidentale degli Stati Uniti o a Vancouver intorno al 12 dicembre 2008.
Ma non è tutto; il programma prevede anche delle calamità in tutto il mondo che avranno luogo durante l'anno 2012...

Come sappiamo dall'interpretazione fatta da molti studiosi, il calendario Maya prevede la fine dell'era cosmica il 21 dicembre 2012, ma la cosa incredibile è che il Web bot sembra avere un gap dal 21 dicembre al maggio 2013. E' un grafico che va su e giù, quasi a precipizio. Nessuno degli esperti riesce effettivamente ad interpretare cosa potrebbe essere la causa del mal funzionamento degli algoritmi, ma pare che gli spider del web bot non fosse in grado di reperire nessuna informazione in quel periodo, come se ci fosse un buco informatico, un "blackout". Alcune delle ipotesi avanzate potrebbe essere uno spostamento dei soli, o un brillamento solare che potrebbe portare buona parte del mondo in un'epoca pre elettronica.
Una cosa è certa: se il web bot ha ragione, l'umanità continuerà a vivere, ma certamente da un certo punto in poi la nostra vita non sarà più la stessa e aldilà delle profezie e delle possibili catastrofi predette in lungo e in largo, tutti noi dovremmo cominciare a preoccuparci delle cose semplici che,perchè no, un giorno potrebbero salvare davvero le nostre vite, tipo accendere un fuoco, cacciare e coltivare.


L'anno 2011 sta volgendo al termine e le speranze future, sebbene adombrate dagli eventi mondiali attuali non riusciranno ad abbatterci.
Noi di Fumetti al cubo amiamo Fantasticare, guardando l'orizonte con voglia di fare sempre meglio e di mettere giorno dopo giorno un mattoncino dopo l'altro e che possa un giorno divenire per molti altri ancora una casa dove entrare o da dove partire, e che porti il Fumetto Catanese e siciliano li dove nessun'uomo è mai giunto prima.


Buon inizio a tutti coloro che sanno vedere il Sole lungo l'orizonte degli eventi.


Buona vita.

Matreus




giovedì 22 dicembre 2011

La vita tecnologica nel 2100

 Ascensori spaziali, energia dalla fusione, stop all'invecchiamento e macchine intelligenti nelle nuove previsioni del fisico e divulgatore Michio Kaku.

Che ci aspetta nel futuro? Ci potremmo sbizzarrire, visto che gli scrittori di fantascienza hanno sviscerato praticamente qualsiasi aspetto futuribile e futurista per quasi ogni minuto dei prossimi milioni di anni. Quando poi a fare futurologia, soprattutto per quanto riguarda i progressi della scienza e della tecnica, sono appunto gli scienziati, vale sempre la pena di prestare un occhio e un orecchio a quanto dicono. Anche solo per i possibili spunti di fantasia che le loro ipotesi possono fornire. Lo scienziato che al momento si lancia in ipotesi è Michio Kaku, fisico teorico americano di origini giapponesi, uno dei massimi esperti mondiali nella teoria delle stringhe, sostenitore del motore ad antimateria di "trekkiana" memoria per le esplorazioni spaziali, nonché ottimo divulgatore nella scia di altri scienziati famosi al grande pubblico come lo scomparso Carl Sagan. Ha curato parecchi documentari di successo per CNN, Discovery Channel, National Geographic, ha pubblicato svariati libri di divulgazione (alcuni editi anche in Italia), e sta lanciando in questi giorni il suo nuovo volume, appena uscito negli USA, Physics of the Future, dal sottotitolo eloquente: How Science Will Shape Human Destiny and Our Daily Lives by the Year 2100.

Lo stesso autore ha presentato il suo libro in un articolo pubblicato sul sito della CNN, in cui descrive i punti principali del suo lavoro. Si tratta sostanzialmente di svariate decine di previsioni sugli sviluppi della scienza e della tecnologia nel ventunesimo secolo, partendo dalle interviste realizzate a oltre trecento fra scienziati e ricercatori di punta nei più svariati settori della ricerca. Ecco alcune fra quelle che Kaku considera le prospettive più interessanti e alla portata:

Energia dalla fusione
Poiché il petrolio a buon mercato finirà con l'esaurirsi e l'uso di combustibili fossili aumenterà il riscaldamento globale, si rendono disperatamente necessarie nuove forme di energia. Nell'arco di un decennio le tecnologie solari, eoliche e rinnovabili scenderanno di prezzo e diventeranno competitive rispetto all'uso di petrolio e carbone, il cui costo aumenterà. Ma dal 2019 un ruolo importante lo giocherà l'energia derivante dalla fusione nucleare: ovvero da quando entrerà stabilmente in funzione il Reattore Nucleare Sperimentale Internazionale ITER, localizzato nel sud della Francia. Costato più di dieci miliardi di dollari, è un impianto progettato per produrre più energia di quella che consuma (a tutt'oggi vero punto critico dei reattori a fusione, N.d.A.). Anziché bruciare uranio, che crea una gran quantità di scorie nucleari e presenta un grosso rischio di meltdown, il reattore a fusione brucia l'idrogeno prelevato dall'acqua di mare, generando energia con lo stesso procedimento che usano le stelle. Entro un ulteriore decennio, prevede Kaku, i reattori a fusione cominceranno a diffondersi, risolvendo in un colpo i problemi di riscaldamento globale e crisi energetica.

Ascensore spaziale
Il sogno hollywoodiano (e non solo) della colonizzazione spaziale viene bruscamento bloccato da un'unica parolina: COSTO. Quello di diecimila dollari per mandare in orbita intorno alla Terra una libbra (circa mezzo chilogrammo) di qualcosa. Una spedizione sulla Luna costa 100.000 dollari per libbra, per viaggiare su Marte se ne va circa un milione di dollari, sempre per la solita libbra. Ma nel tardo ventunesimo secolo un grosso cambiamento potrebbe giungere dalla tecnologia dell'ascensore spaziale, in cui basta premere il pulsante "su" e l'ascensore ti porta senza fatica nello spazio esterno, come nella favola di Jack e il Fagiolo Magico. La forza centrifuga permetterebbe all'ascensore di non precipitare al suolo, lo stesso effetto prodotto su una palla fatta ruotare in cima a una corda. Qui entrano in campo le nanotecnologie sotto forma di grafene, attualmente il materiale più resistente che si riesce a produrre. Composto da un solo strato di atomi di carbonio, si è rivelato talmente resistente da poter bilanciare il peso di un elefante su un singolo strato; più che sufficiente quindi a reggere anche un ascensore spaziale senza andare in frantumi. Allo stato attuale si riesce a produrre solo fogli di pochi millimetri di questo materiale, ma gli sviluppi futuri permetterebbero di produrre chilometri di questa sostanza, e spalancare quindi le porte della colonizzazione spaziale.

Fermare l'invecchiamento
Per millenni re e regine hanno cercato la Fontana dell'Eterna Giovinezza. Nessuno l'ha trovata; ci sono però a disposizione le biotecnologie, con le quali potremmo fermare e, perché no, anche invertire il processo di invecchiamento. Finalmente la ricerca ha capito cos'è l'invecchiamento: un accumulo di errori a livello molecolare, genetico e cellulare. Basterebbe quindi costruire un meccanismo di correzione degli errori per arrestare tale processo. Attualmente è già possibile raddoppiare la vita di molti organismi, da quelli semplici come le cellule del lievito, a insetti come ragni, per passare topi, conigli, cani, gatti, mentre si sta cominciando con i primati. Si tratta di una combinazione di diverse terapie (terapie geniche, restrizioni caloriche, telomerasi, sirtuine) che può bloccare il processo d'invecchiamento. Sono già stati isolati sessanta tipi di geni sui quali sembra concentrarsi il processo. In futuro, quando tutti noi avremo il nostro genoma caricato su un CD, i computer ci permetteranno di scansionare il genoma di milioni di giovani, poi quello di milioni di anziani, e infine compiere una banale operazione di sottrazione, andando così a isolare con precisione i geni coinvolti nell'invecchiamento. I nostri nipoti potrebbero avere la possibilità di raggiungere i trent'anni e poi fermarsi a quell'età per parecchi decenni a venire.

Macchine intelligenti
L'intelligenza artificiale si è dimostrata molto più difficile da raggiungere di quanto si pensava negli anni Cinquanta, in cui tutti erano convinti che entro il 2000 avremmo avuto camerieri robot e altro. Allo stato attuale, il più avanzato dei nostri robot ha l'intelligenza di uno scarafaggio, appena in grado di riconoscere alcuni oggetti e muoversi in una stanza. Ma nei prossimi decenni i progressi in vista porteranno inevitabilmente i robot a diventare intelligenti prima come un topo, poi come un gatto o un cane, poi come uno scimpanzé. L'industria robotica potrebbe diventare più grande di quella automobilistica. Nessuno è in grado di predirre quando i robot acquisiranno un'intelligenza di tipo umano, ma potrebbe succedere verso la fine del secolo. I robot allora diventeranno pericolosi? Forse. Kaku suggerisce di inserire un chip di sicurezza per escludere i loro cervelli nel caso di pensieri omicidi (Isaac Asimov docet, N.d.A.). Prima o poi i robot ci supereranno in quanto a intelligenza, e questo potrebbe spingere l'umanità nel "bidone della spazzatura" dell'evoluzione, superata dalle sue stesse creazioni. Alcuni prospettano per gli uomini un destino allo zoo, dietro le sbarre a ballare e raccogliere noccioline. Ma potrebbe verificarsi un'altra possibilità, più remota: la fusione con i robot. Potrebbe sembrare assurdo a prima vista, ma ci sarebbero dei vantaggi a diventare tutt'uno con i robot, come l'immortalità, la perfezione, un corpo superumano.

Il replicatore
Kaku lo definisce "il Santo Graal della nanotecnologia", il dispositivo che permette di creare qualsiasi cosa dal nulla, o quasi. La fantascienza lo descrive come un apparato dove si inseriscono le materie prime e si può chiedere qualunque cosa, la cena, un computer o gioielli. La chiave per costruire il replicatore è il nanorobot, un robot delle dimensioni di una molecola in grado di rompere e riorganizzare i legami molecolari, trasformando spazzatura in roba preziosa letteralmente atomo per atomo. A prima vista sembra impossibile; in realtà la natura ha già costruito un nanorobot. Si chiama ribosoma, e può ripulire, tagliare e riassemblare molecole come se fosse un saldatore. Il ribosoma è quell'apparecchio che permette alla natura di prendere hamburger e patatine fritte e convertirle in un neonato dopo nove mesi. Ci vorrà probabilmente l'intero secolo, o più, prima di riuscire a padroneggiare la tecnica di rimodellare la materia dal nulla. Ma quando sarà possibile, saremo letteralmente in grado di far comparire un coniglio dal cappello, e cambiare il corso della civiltà. Fame e povertà sarebbero bandite per sempre se tutti avessero un replicatore, e per l'umanità si aprirebbe un'età dell'oro.

Come si può vedere da questi pochi cenni, il fisico Kaku compie un giro rapido attraverso un secolo per mostrare le meraviglie che potrebbero essere possibili, da qui a pochi anni o un po' più in là. C'è da dire che fare previsioni è di gran lunga una delle attività più a rischio di figuracce, di cui la storia della divulgazione scientifica è piena. Ma a volte insistere su un'idea impossibile può permettere di renderla possibile. Michio Kaku, dal suo posto di osservatore privilegiato, cavalca il filo sottile che unisce scienza e fantascienza per dare un'idea di cosa sarà il 2100, per noi e per tutta l'umanità.

tratto da  http://www.fantascienza.com

venerdì 16 dicembre 2011

La vera storia di Calimero, secondo Peroni

A 82 anni se n’è andato Carlo Peroni. Uno dei maggiori talenti del fumetto umoristico italiano.


Dal punto di vista visivo, nei suoi migliori lavori i personaggi erano dotati di una straordinaria energia recitativa, e da un character design assai riconoscibile, spesso sposato al gusto ludico per un “affollamento grafico” di matrice quasi enigmistica.
Tra le tante creazioni cui contribuì, una rimane senza dubbio al centro dell’immaginario popolare italiano, sebbene la sua vicenda produttiva sia stata particolarmente controversa, e il mancato riconoscimento del ruolo di Peroni particolarmente triste: Calimero. Di questa piccola, straordinaria invenzione visiva, così Peroni scrisse su uno dei suoi tanti blog (già: era un blogger ottantenne), nel luglio 2008:
Quando, nel lontano 1963, tornando da Roma, ero stato assunto presso la ditta dei fratelli Nino e Tony Pagotto (allora la ditta si chiamava “Organizzazione Pagot” e successibvamente trasformata in “Pagot Film“) avevo avuto come primo incarico quello di animare qualche Carosello [...]
ad un certo punto i due fratelli Pagotto (che avevano modificato il loro cognome in Pagot) mi chiesero di realizzare una singola puntata di un Carosello provvisorio, dato che la ditta Mira Lanza era insoddisfatta dei Caroselli che loro avevano realizzato fino a quel momento [...]
I Caroselli che erano stati realizzati prima si svolgevano tutti in una fattoria di campagna ed il protagonista base era un gatto, ma quella serie non era piaciuto ai responsabili e di conseguenza i proprietari della Mira Lanza, per cui volevano chiudere quella serie. I due fratelli dissero ai responsabili della Mira Lanza che avrebbero studiato qualcosa di nuovo… Quelli accettarono, anche se di malavoglia. Così, mentre loro studiavano una idea da proporre, mi lasciarono libero di realizzare una puntata del Carosello per la Mira Lanza con quello che meglio credevo.

Per fare prima mantenni l’ambiente nella fattoria in campagna, ma ci studiai una storiellina: dal pollaio usciva un uovo e si intravedevano le zampe sotto: evidentemente dentro c’era un pulcino; infatti in pochi fotogrammi si poteva vedere che era completamente bianco; questi, non vedendoci tanto bene, per via del mezzo guscio che aveva in testa, girava a zig-zag ed alla fine cadeva dal pollaio e terminava in una pozzanghera molto scura. Da qui poi ne usciva, completamente nero, e con ancora una parte del guscio in testa (questo rimasto bianco).
Poco tempo prima avevo notato in una cascina della campagna bergamasca che un pulcino aveva ancora un pezzo di guscio in testa; la contadina mi spiegò che a volte quel fatto succedeva, così pensai di lasciare al personaggio quella parte di guscio in testa. Ma questo pulcino (ora diventato nero) girava per andare a cercare la sua mamma, ma questa non lo riconosceva come suo, dato che lei aveva solo pulcini bianchi e lui era nero. Allora proseguiva la ricerca… Alla fine incontrava una olandesina che lo prendeva in mano, commentando che lui non era nero, ma solo sporco e lo immergeva brevemente in una tinozza dove aveva messo del detersivo e Calimero (il nome lo avevo messo perchè doveva far rima con nero e mi ero ispirato al nome della via che era proprio nella vietta accanto all’ingresso della ditta: “via San Calimero” dalla quale passavo ogni volta che mi recavo al lavoro, a Milano, in Corso di Porta Romana) ne usciva bianco! E da qui si collegava con il filmato pubblicitario finale.
Come avevo detto, quella avrebbe dovuto essere una puntata isolata, ma i responsabili della Mira Lanza lo videro ed a loro piacque molto e dissero che quello sarebbe stato il loro nuovo Carosello! Fu subito un grande successo ed i due fratelli inventarono subito una versione da raccontare in giro per evitare che si sapesse che chi aveva avuto l’idea di quel personaggio fosse stato un loro dipendente. Io ci rimasi molto male e dovetti tacere: mi serviva il loro stipendio per dare da mangiare ai miei tre figli. Quindi loro strombazzavano che l’idea era loro ed io ci soffrivo, ma in silenzio.[...]
Un giorno, prima di entrare al lavoro, vidi un titolo su un giornale: al Festival della Pubblicità, che si era appena svolto, avevano vinto il primo posto il Carosello di Calimero, al secondo quello di Cocco Bill ed al terzo quello di Gatto Silvestro. Tutti Caroselli curati completamente da me: sceneggiatura, animazioni, disegni per le scenografie, montaggio e regia! Oltre tutto sul giornale c’era scritto che alla ditta produttrice erano stati consegnati i premi in denaro, una grossa cifra! Io presi quel giornale ed andai di corsa da uno dei due fratelli mostrandogli il giornale e gridando “Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!” Il Pagotto mi guardò appena e mi disse che lo sapeva, ma che era meglio che andassi subito a lavorare perchè ero già in ritardo e stavo perdendo tempo.
Quel giorno non realizzai nemmeno un fotogramma, ero troppo avvilito ed arrabbiato. Non pretendevo dei soldi, mi sarebbe bastato un semplice caffè come ringraziamento… Invece… Quindi il giorno dopo mi presentai ed andai da quel Pagotto e gli dissi che mi licenziavo. Lui pensava che scherzassi, ma quando vide che ero deciso, dovette lasciarmi andare.
In compenso, loro avevano bisogno di me perchè avrei dovuto comunque proseguire i Caroselli iniziati, ma come esterno. Del resto molti di quei Caroselli li avevo realizzati sempre io e loro non avrebbero saputo a chi rivolgersi. Così stabilii io le cifre ed i tempi di consegna, che mi furono accettati. Mi diedero moltissimi Caroselli da fare e, dopo un po’ si sparse la voce e molti clienti della Pagot Film preferirono rivolgersi direttamente a me. Nel frattempo, visto che io mi ero licenziato dalla Pagot Film, si licenziarono anche altri due animatori che subito si misero a lavorare per me. Poco tempo dopo la “Pagot Film” chiuse i battenti.
No, la faccenda non è finita: diversi anni dopo scoprii dall’INPS che quella ditta non aveva pagato i miei contributi per tutto il tempo che ero stato loro dipendente! Ne ho parlato anche in altre puntate di questo PeroBlog; non solo loro non mi avevano pagato i contributi, ma nemmeno le altre ditte per le quali avevo lavorato, come ad esempio “Il Vittorioso“, a Roma, e la “Gamma Film“, a Milano (dove avevo realizzato una buona parte del lungometraggio “Putiferio va alla guerra” e moltissimi famosi Caroselli, come ad esempio Capitan Trinchetto, Cimabue, Sorbolik e molti altri ). [...]
di matteostratto da http://fumettologicamente.wordpress.com/

Per la rettifica di Marco Pagot a questo post, vai qui

martedì 13 dicembre 2011

Fumetti al cubo #10!


Copertina di Vincenzo "Zerov" Salvo

Editoriale del numero 10 di F3
 
Anteprima di Blacksky, di Chillemi e Matreus
Anteprima 2 di Blacksky, di Chillemi e Matreus
Anteprima di La primamagia, di Silvio Grasso
Anteprima di La primamagia, di Silvio Grasso
Anteprima di Kalliparaz, di Alessio Maggioni
Anteprima di Kalliparaz, di Alessio Maggioni

sabato 10 dicembre 2011

Programmatori, musicisti, grafici, designer, scrittori...Global Game Jam 2012 sta arrivando!

Global Game Jam: programmatori, Grafici, Designer, Musicisti e tanta bella gente di nuovo insieme per creare videogames made in Italy. Obiettivi: sviluppare un videogioco in 48 ore, conoscersi, divertirsi e imparare. Zero sfide, solo passione! Né vincitori, né vinti. 
Si terrà a Catania dal 27 al 29 gennaio 2012 presso la Vecchia Dogana.



La Global Game Jam (http://globalgamejam.org) è un evento straordinario che avviene contemporaneamente in tutto il mondo. Avviata nel 2008 dall'IGDA, la manifestazione consentirà a migliaia di sviluppatori (programmatori, musicisti, grafici, designer, scrittori) di ritrovarsi nelle sedi accreditate per una no-stop di 48 ore in cui i partecipanti potranno dare il meglio di loro stessi per sviluppare un videogioco. La partecipazione all'evento è totalmente libera e gratuita. L'unico fine del Global game Jam consiste nel diffondere la cultura Indie nel mondo, far conoscere gli sviluppatori videoludici al grande pubblico ed infine a far conoscere gli sviluppatori fra di loro.


 

Dopo il grandissimo successo della scorsa edizione (oltre 100 partecipanti e centinaia di visitatori), stiamo riproponendo Catania per il terzo anno come il maggiore polo di sviluppo videoludico indipendente nel Mediterraneo. La manifestazione consentirà agli sviluppatori indipendenti e non del Centro-Sud Italia di riunirsi per una no-stop di 48 ore con uno scopo ben preciso: sviluppare un videogioco. Aumenteremo la portata dell'evento arricchendolo di attività collaterali quali workshop e seminari interattivi, coinvolgendo le più importanti aziende del settore. L’evento sarà aperto al pubblico che potrà visitare gli stand delle aziende espositrici e cimentarsi in una serie di avvincenti tornei videoludici tematici e di attività collaterali.
saremo presenti anche noi di F3!!! A presto.

giovedì 1 dicembre 2011

AKA: Jennifer Jones sarà ambientata nel mondo Marvel

Scambiata inizialmente per il reboot di Alias, la serie basata su un personaggio minore del mondo Marvel sta facendo passi avanti verso l'uscita televisiva sulla ABC. E sarà fedele al mondo in cui è ambientato il fumetto.

Il nome di Melissa Rosenberg negli ultimi anni è stato legato a un solo titolo, la saga cinematografica di Twilight. Ma prima che qualcuno prenda i forconi e accenda le torce, la stessa Rosenberg è stata la lavoro per anni come sceneggiatrice della serie di culto Dexter e ancora più indietro, per la sfortunata serie Birds of Prey, dove si raccontava di una Gotham senza Batman e difesa da un gruppo di supereroine.

Considerando questo background, diventa più facile capire come mai la ABC, l'emittente di proprietà della Disney che a sua volta è proprietaria della Marvel, le abbia assegnato il compito di gettare le basi del telefilm AKA: Jennifer Jones basato sul fumetto Alias di Brian Michael Bendiss, in cui si racconta di una ex supereroina diventata investigatrice, che si muove all'interno dell'universo Marvel.

Ed è la stessa Rosenberg a raccontare lo stato dei lavori. "La serie è realtà, stiamo solo aspettando la luce verde per girare il pilot," dice per spiegare a quale punto si trovano nella produzione. E aggiunge: "Quando l'ho scritto ci trovavamo nel mezzo delle stagioni in corso, per cui dobbiamo aspettare il prossimo anno per far partire i lavori".

Nel fumetto, la supereroina chiamata Jewel, dietro la quale si nasconde Jennifer Jones (da cui il titolo AKA, cioè meglio nota come), decide di abbandonare maschera e costume per lasciare le luci della ribalta, dopo un brutto scontro avvenuto nell'esercizio delle sue funzioni supereroistiche.
La sceneggiatrice ha confermato che nel telefilm saranno parte integrante personaggi come Luke Cage e Carol Danvers/Mrs Marvel e che, per quanto possibile, non mancheranno i riferimenti ad altri personaggi Marvel: "È una navigazione in acque pericolose: non puoi citare un certo personaggio perché la Fox ne detiene i diritti, mentre la Universal possiede i diritti di un altro. Ci sono un sacco di confini riguardo a cosa puoi o non puoi fare. Sicuramente potremo usare altri personaggi minori, oppure prendere personaggi famosi e dare loro un altro nome".

Non mancheranno i riferimenti al team dei Vendicatori, al punto che "Tony Stark e le Star Industries fanno parte del pilot. Saremo parte integrante di quell'universo e inserirò quanti più personaggi mi sarà possibile usare".

Conferma anche che il personaggio di Jennifer Jones sarà fedele a quello del fumetto: "Assolutamente. Jennifer è un ex super eroina affetta da sindrome da stress post traumatico, è divisa tra i danni del passato e la volontà di dare il suo contributo al mondo". Quello che ama del personaggio è "lei è incredibilmente danneggiata, cupa, complessa e pronta a combattere senza sosta".

La scelta di usare Luke Cage nella serie non è casuale: nel fumetto i due personaggi sono sposati e hanno una figlia, Danielle. Quanto alla possibilità di inserire anche la bambina, dice "questo potrebbe accadere più avanti nella storia. Quando dai un bambino al tuo supereroe le cose si complicano. Lo abbiamo fatto con Dexter e, per quanto difficile, ci ha donato anche tutta una nuova dimensione narrativa".

Mentre AKA: Jennifer Jones si appresta ad approdare in tv, la ABC sta anche lavorando ad altri due titoli da portare sul piccolo schermo: L'incredibile Hulk prodotto da Guillermo Del Toro, Cloak &  Dagger e Il punitore, che però dovrebbe andare in onda sulla Fox.

A presto con i prossimi supereroi del mondo ABC.


  Autore: Leo Lorusso

lunedì 28 novembre 2011

Dai realisti agli scarabocchiari


 di Antonino Rocca

Quando si vuole analizzare  e “sistemare” un fenomeno lungo e complesso (come quello delle arti figurative, ad esempio) si comincia col mettere insieme entro categorie, generi, stili tutti quei personaggi le azioni, i fatti che si ritiene abbiano elementi comuni, e si cominciano ad appiccicare etichette (e spuntano i manieristi, gli impressionisti, i cubisti, i realisti, gli astratti….). La fase successiva consiste nell’entrare in ognuna delle dette categorie e analizzare, distinguere lo stile individuale di ogni singolo artista, per chiarire quali “cose” davvero  li accomunano e quali li distinguono. Per scoprire, ad esempio, che all’interno dell’impressionismo ci sono tanti impressionismi diversi quanti sono le caratteristiche stilistiche proprie di ogni singolo artista.
Fine del pistolotto didattico e inizio di una impresa temeraria che in maniera del tutto arbitraria citerà soltanto alcuni autori e alcune opere per tentare di evidenziare alcuni aspetti sul “modo” di fare e fruire il fumetto. di Antonino Rocca

Nel fumetto “realismi” ce ne sono tanti. Sono realisti i disegnatori dei Supereroi americani da Alex Ross a Joe Jusko a Terry Todson, Ed Benes, Greg Land, Gary Frank, MikeMayhew ,  sono realisti Vicente Segrelles col suo “El Mercenario”, John Bolton, Moebius, Dino Battaglia, Milo Manara, Vittorio Giardino…., sono tutti padroni delle tecniche accademiche della prospettiva e della scrittura anatomica delle figure ma ognuno disegna in modo diverso dall’altro. Non solo, ma a furia d’essere realisti si può diventare metafisici come accade, ad esempio a Moebius e, in qualche misura, anche al nostro Vittorio Giardino che ambienta i suoi nitidi personaggi in uno spazio cosi preciso lucido e fermo, così perspicuamente disegnato  da  sembrare “irreale”.
Stesse ragioni valgono ovviamente per i “non realisti” e le innumerevoli deviazioni dal realismo accademico, fino agli espressionismi più esasperati, fino alla distruzione della figura , fino alle soglie dell’astrattismo (per intenderci quelle stile Mattotti e i suoi “Fuochi”).

Qui vorremmo fare qualche considerazione sulla precarietà di una fra le tante suddivisione per generi , quella fatta per categorie di fruitori, una sorta di minicatalogazione provvisoria, giusto il tempo di proporla per esporla  alla contestazione e provocare un minimo di riflessione.

Si potrebbe dare per scontato, ad esempio, che debba essere realista il fumetto destinato ai bambini, ma stante l’ambiguità del termine, l’asserzione diventa valida solo se si precisa che la realtà che i bambini esperimentano è fatta di pupazzetti e di giocattoli, allora anche i personaggi dei loro fumetti saranno pupazzetti e giocattoli. Come sono Yellow Kid, Fortunelo, Bibì e Bibò e gli eroi del “Corriere dei piccoli”, Topolino & C. I puffi e compagnia bella. Ma il campo si complica se pensiamo che molti dei cosiddetti fumetti per l’infanzia  sono stati in molti sensi “adulti” per invenzione fantastica, raffinatezza stilistica, innovazione del linguaggio, basti pensare al Little Nemo di Mac Chey, straordinaria invenzione in stile liberty, al futuristico signor Bonaventura di Sergio Tofano, al surreale Krazy Kat di Herriman, alla rivoluzionaria Pimpa di Altan. Non solo, ma uno stile pupazzettato, molto semplificato pseudo-infantile (ma sottilmente raffinato) lo troviamo anche nei fumetti (più o meno) per adulti da Betty Boop di Max Fleischer fino ai Peanuts di Schulz e ancora, in quei fumetti in cui il segno molto sintetico caratterizza fortemente (a volte al limite del caricaturale) personaggi come il Dick Tracy di Chester Gould o certe primissime versioni dei supereroi.
Un fumetto realistico, di facile lettura, ben a ragione potrebbe poi corrispondere (ma qui il terreno si fa assai scivoloso) ad un pubblico “popolare” o di massa (complichiamoci la vita : di cultura medio-bassa ). Meriti speciali nella categoria del banale si è guadagnato quella parte della fumetteria americana “sparatutto”, che non fa che proporre a getto continuo nuovi, sempre più improbabili  supereroi elaborati al computer, tutti fulgidi nelle loro tute aderentissime e corazze luccicanti di bit e impegnati in terribilissime zuffe, contro mostri giganteschi che sprizzano saette di acciaio inox per tutto l’universo, in una tempesta di proiettili, cazzotti e colpi d’ascia dai quali ci si può difendere solo voltando pagina. Dietro tanto spreco di energie, di chine, matite e computer: il racconto del nulla. Al confronto, possono  recuperare un minimo di plausibilità le novelle illustrate e i fotoromanzi di qualche tempo fa e pretendere visibilità financo i fumetti “vietati a i minori”, semipornografici sia per gli argomenti che per la cura del disegno. Chè poi quel modestissimo fumetto pulp è stato pur sempre terreno di iniziali esperienze di fumettisti (Magnus per tutti) rivelatisi in seguito artisti di grosso calibro e che tanto materiale “volgare” ha interessato settori della ricerca sociale e di costume nonché esponenti delle arti figurative e del cinema (basti pensare alle manipolazioni pulp dei film di Tarantino). E infine, lo stesso fumetto si è divertito a parodiare se stesso reinventando nuove versioni dei più popolari e consumati supereroi.

Ma il disegno realistico ovviamente ha conquistato anche livelli assai alti e si è impegnato in  innumerevoli variazioni sul tema, raccogliendo firme prestigiose di fumettisti iper-realisti, foto-realisti, digital-realisti che pretendono fruitori piuttosto raffinati per coglierne gli aspetti nuovi , virtuosistici, a volte enigmatici, surreali, come accade per il citato Moebius”, Druillet, Bilal…., ma l’elenco potrebbe essere lunghissimo
Per non dire delle interessanti metamorfosi che avvengono all’interno dello stile di uno stesso autore (si pensi all’inglese John Bolton da “Marada la lupa” a “Il San Valentino di Arlecchino”) o nella storia di uno stesso personaggio (Vampirella, per esempio, che parte dalla sexy-bambolina di Frank Frazzetta per passare alla vamp iperrealista di Mike Maryhek fino ad arrivare alla pin-up parigina di Bruce Timm ).
Ugualmente ad un pubblico adulto, più colto aggiornato e specializzato si può riferire poi un tipo di fumetto più lontano dalla narrazione realistica  a vantaggio di un disegno più sperimentale, spesso influenzato dalle correnti della pittura contemporanea o dai media più nuovi. Solo qualche nome : (accanto ai citati Moebius, Druillet e Bilal)  l’americano Frank Miller e i nostri vecchi: Dino Battaglia, Sergio Toppi, Guido Crepax, Lorenzo Mattotti….Ma una della più violente reazioni al fumetto realista è stata verosimilmente quella portata dal fumetto americano undergraund” e dal suo più noto rappresentante: Robert Crumb; uno di quelli nati sotto il segno del Vietnam, testimoni del crollo del sogno americano, spinto a gridare forte fino alla sguaiataggine la sua verità. Nel mondo delle arti americano ci sono sempre stati artisti che hanno scelto di rappresentare la faccia nascosta dell’america, il suo specchio nero, specialmente nei momenti di maggiore coinvolgimento e sconvolgimento sociale e in cui più forte si fa per il potere costituito la necessità di eludere la tragedia delle cose dietro la facciata delle grandi missioni, dei grandi sacrifici (delle guerre sante) per salvare l’America e l’Umanità. All’epoca del Vietnam, nel campo del fumetto, il più famoso bastian contrario è stato appunto Robert Crumb.Agli antipodi della splendida Wonder Women di Alex Ross,  Crumb propone la sua “abominevole donna delle nevi”. I temi e i disegni di  Crumb e dei suoi compagni di strada, sono tutti sesso droga e violenza, il segno è grasso, grosso, deforme, eccessivo, ed è sconveniente, scorretto, volgare, sbracato, paradossale. Un segno che torna in altri tempi e spazi nell’arte di quegli artisti che devono fare i conti con i mille vietnam individuali o collettivi che continuamente si ripresentano ( come accade per il nostro Andrea Pazienza quando è veramente arrabbiato). In altri climi e toni, più epici e universali, emerge il tragico “Maus” di Spiegelman e, da li a poco, “V per Vendetta” di Alan Moore e David Lloyd che richiama per certi toni drammatici e visionari il capolavoro argentino “El eternauta” di Oesterheld e Solano Lopez; tutti impegnati a raccontare alludere o prefigurare una condizione sociale tragica, resa con estrema efficacia da un disegno “nero”, kafkiano; esito straordinario d’una perfetta coerenza fra disegno e racconto, fra sceneggiatori e fumettisti.
E infine ci sono i fumetti “scarabocchiati”, dallo stesso Mattotti nelle sue “Stigmate” per esempio, da Gepi, da Antonio Bruno…. etcetera. Un fumetto che può rientrare nel calderone dell’espressionismo, ma che si caratterizza per una accentuata “sprezzatura” un segno che appare approssimativo, trascurato, buttato giù senza criterio, spesso con violenza, pieno di macchie e cancellature. Eppure nella maggior parte dei casi costituisce il miglior esempio, di reciproco rafforzamento fra disegno e parola, dove  l’asprezza nuda e cruda del segno (che però spesso non riesce ad eludere una sottile raffinatezza di fondo, una costruzione della scena sostanzialmente “classica”) è la più adatta alla stringata durezza del parlato, e insieme riescono a trasmettere un messaggio emotivo di grande efficacia.
Perché, certamente, è questo quello che conta: “comunicare”, ma a noi interessa anche il”come”.
E per il momento qui ci fermiamo.

stop

domenica 13 novembre 2011

I 16 film più assurdi di Syfy

Ecco arrivare una classifica dei più incredibili b-movie prodotti e mandati in onda dall'emittente Syfy, dove compaiono gioielli come Piranhaconda.

L'ultimo capolavoro di Syfy: Rage of The Yeti ingrandisci
Il volto dell'emittente Syfy può essere cambiato in quest'ultimo periodo, ma una cosa è rimasta inalterata: gli originals del week end ovvero i film prodotti dalla stessa emittente e che talvolta brillano per geniale incoerenza, come l'imminente Rage of the Yeti.

Per l'occasione ecco che Entertainment weekly ha stilato una classifica dei 16 film più folli mandati in onda su Syfy. Godiamoceli tutti partendo dall'ultimo.


16° posto: Mega Piranha
Pescetti assassini molto ma molto grandi (come potete vedere) decidono di farsi una gita dall'amazzonia alla Florida.


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15° posto: Bats: Human Harvest
Capitolo 2 di una serie iniziata con l'ampiamente ridicolo Bats, qui vede una squadra di marines dare la caccia a un terrorista che si è nascosto in un labirinto di caverne in Afghanistan. Ma devono fare i conti con i suoi pipistrelli mutanti addestrati a uccidere.


14° posto: Chupacabra: Dark Seas
un criptozoologo (studioso di esseri mitologici) riesce a catturare un chupacabra e pensa sia una buon idea imbarcarlo di nascosto su una nave da crociera. No, non è una buona idea.



13° posto: Man-Thing
Uno sceriffo indaga sulla scomparsa di un pezzo grosso delle industrie petrolifere nelle paludi in cui voleva effettuare delle trivellazioni. Ma il posto è difeso dalla mitologica creatura dei Seminole uomo-cosa, il cui tocco può bruciare le persone che hanno paura.


12° posto: The Bone Eater
Un'altra leggenda indiana prende vita: uno speculatore vuole costruire un resort sopra un cimitero indiano (che fin da Pet semetary è una pessima idea), i suoi uomini trovano degli antichi artefatti indiani e fanno tornare in vita il gigantesco mostro scheletrico conosciuto come mangiatore di ossa. indovinate cosa succede dopo.

11° posto: CarnyUna creature demoniaca scappa da un circo e porta morte e distruzione nel classico paesino americano. tocca a Lou Diamond Phillips (che peraltro era presente anche nel primo Bats), fermare la minaccia.


10° posto: Dinocroc (sarà il seguito di "Dinocric"?)Uno scienziato scopre i resti di un antenato dei coccodrilli e gli viene la brillante idea di clonarlo per scopi scientifici. Ovviamente il dinococcodrillo scappa, cresce di dimensioni (del resto è un dinosauro) e va in giro a fare danni. Ha avuto anche un seguito: Dinocroc vs supergator.

9° posto: Ice Spiders
Un gruppo di giovani sciatori arriva in un resort isolato nelle montagne, chiamato Lost Mountain Sky Resort, dove dovrebbero prepararsi per le olimpiadi. Ma nelle vicinanze c'è un laboratorio di ricerca segreto, da cui scappa l'ultimo prototipo: giganteschi ragni mutanti e, manco a dirlo, assassini.

8° posto: Monster Ark
Noè aveva creato due arche e sulla seconda aveva stipato tutte le mostruosità dell'epoca. Solo il suo sacro bastone potrà fermarle quando si scateneranno sugli sfortunati protagonisti


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7° posto: Jersey Shore Shark Attack
Avete presente il reality di purtroppo enorme successo Jersey Shore? ecco, in questo film previsto per l'anno prossimo, uno o più squali affamati, arriva a pranzare con i più buzzurri tra gli abitanti dello stato attiguo a quello di New York. Sarà difficile non fare il tifo per gli squali.

6° posto: Kaw
Nel suo ultimo giorno di lavoro, lo sceriffo Wayne vede il suo paesino attaccato da uno stormo di corvi… assassini. sua moglie scoprirà che il mistero si nasconde nella fattoria di una famiglia mennonita.

5° posto: Mongolian Death Worm
Un'altra compagnia petrolifera (o forse sempre la stessa, chi può dirlo) effettua delle trivellazioni nel deserto mongolo e sveglia un nido di giganteschi vermi della morte, che proteggono una tomba leggendaria.

4° posto: Never Cry Werewolf
in realtà questa non è una produzione originale, ma una acquisto dell'emittente: la giovane Loren (Nina Dobrev, Vampire Diaries), non crede molto all'apparente gentilezza del nuovo vicino e mentre i cadaveri aumentano, comincia a sospettare che in realtà si tratti di un licantropo.

3° posto: Mansquito
Uno scienziato sperimenta un nuovo farmaco su un pluriomicida che viene usato per testare i muovi prodotti. il criminale subisce una metamorfosi simile al film La mosca, scappa e fa danni. ma anche qualcun altro sta per avere una mutazione...

2° posto: Piranhaconda
film previsto per l'anno prossimo che vede tra i protagonisti nientemeno che Michael Madsen, che dovrà scontrarsi contro un mostro 1) gigantesco 2) mezzo serpente e mezzo piranha.

1° posto: Sharktopus
Ed eccolo qui il gioiello delle corona, il film più demenziale di Syfy, che vede come produttore il leggendario Roger Corman e come protagonista Eric Roberts, nei panni di uno scienziato che crea l'arma perfetta per l'esercito: lo squalopiovra. peccato che non sia posssibile controllarlo.

Voi avete visto qualcuno di questi capolavori?

giovedì 10 novembre 2011

Tor.com presenta nuovi fumetti fantasy e di fantascienza.

Un interessante sito che propone web comics di genere fantasy e fantascientifico di qualità, interamente rilasciati con licenza Creative Commons, e totalmente gestiti dai propri autori.

Da una partnership tra la Macmillan, editrice dei fumetti First Second Books, e Tor Books, editore di sci-fi e fantasy, nasce il sito Tor.Com.

Il sito propone opere di artisti di alto livello come Andi Watson, Sean Bieri, e Dan Goldman, autore e disegnatore di Shooting War, nonché di un fumetto fanta-satirico con protagonista Barack Obama, intitolato Yes We Will, apparso sul sito il giorno precedente la cerimonia d'insediamento del presidente.

Il nuovo progetto è l'espansione nel mondo del fumetto di una delle migliori idee dell'editore: pubblicare esclusivamente online storie di fantascienza e fantasy, per consentire agli ideatori di accedere a un mercato più vasto, senza sostenere i costi di pubblicazione e distribuzione. Con l'allargamento dalla narrativa al fumetto, Tor ha pescato sia nuovi talenti, come Elizabeth Genco, autrice di una striscia sugli Dei greci di target adolescenziale, sia webcomics già affermati. Il sito infatti pubblica la striscia “A Softer World”, di Emily Horne e Joey Comeau, che con il passaggio a Tor.Com è più fantascientifica di quanto non fosse prima.

Il sito inoltre presenta storie di Jim Ottaviani, autore di fumetti scientifici che raccontano le biografie di importanti scienziati  (Two-Fisted Science: Stories About Scientists), disegnati da Sean Biri (Better Zombies through Physics 01), e 12 Days Of Zombies, dello stesso Biri.
Tra le proposte del sito, anche il nuovo fumetto dell'illustratrice Wesley Allsbrook, che narra la storia di tre gemelle, nane primordiali, piccole ma proporzionate, che lavorano a uno spettacolo di varietà. Di sera vivono come tre entità separate, ma durante il giorno si fondono in un’unica donna. L'inclinazione della Allsbrook per il surrealismo è nettamente visibile nel suo lavoro di illustratrice, visibile sul suo sito, e meno evidente nei suoi fumetti pubblicati su Tor.com.
The Leviathan, è una bella e imponente storia che è stata selezionate per l'annuale esibizione dell'Associazione degli Illustratori, e verrà pubblicata anche in volume cartaceo. E' possibile leggerla a questo link.

Il redattore capo di Tor.Com, Pablo Defendini, ha dichiarato che il sito manterrà le sue pubblicazioni esclusivamente online per molto tempo ancora. Non ci sono ancora piani concreti per una pubblicazione cartacea. Ogni tanto lo staff del sito ne discute; forse qualcosa si potrà concretizzare alla fine di quest'anno.
Pur tuttavia Defendini ribadisce che non è affatto ansioso di realizzare la versione cartacea del sito, come fa al momento il sito MySpace Dark Horse Presents, che altro non è che un outlet online per le pubblicazioni cartacee della casa editrice.
Defendini ha poi illustrato i progetti futuri del sito: la trasposizione in romanzo grafico del romanzo di Jeff Vandermeer, The Situation, con i disegni di Erich Orchard;  One Page Wonders di Robbi Behr e Matthew Swanson, storia pubblicata online, ma stampabile, con due vignette che, a seconda della loro disposizione, raccontano storie diverse
Il livello qualitativo delle proposte Tor.Comics testimonia il generale incremento qualitativo dei web comics, favorito anche dalla tendenza degli autori a cercare di rimanere proprietari delle opere del loro ingegno, oltre che a volere espandere il mercato oltre i canali tradizionali.
Tor.Com, conclude Defendini, è la fusione di due diverse scuole di pensiero, quella dei tradizionali editori e quella della licenza creative commons, ispirata alle tesi dell'autore di fantascienza Cory Doctorow, che di questa licenza è uno dei fautori.

venerdì 28 ottobre 2011

Gli autori di Fumetti al cubo!

Ciao a tutti.

Dalle mani e la mente della nostra carissima Laura Grasso, grafica e cratrice dei bellissimi oggetti che trovate qui (lgcbijouxandmore), di seguito vedrete realizzate delle mini schede di tutti gli autori di F3. Così adesso sapete come siamo fatti e saprete con chi prendervela se ci doveste incontrare in fila alla posta o dal salumiere.









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