sabato 28 maggio 2011

Kaydara. I semi di Matrix crescono

Cinquantacinque minuti di film, realizzati da due francesi autodidatti. Ambientazione, stile, effetti speciali: tutto è preso dall'universo creato dai Wachowski. Ma il risultato è non meno stupefacente.
Navigando per la rete mi sono imbattuto in una notizia davvero interessante che sono certo interesserà a molti di voi. Chi di coloro che leggono non hanno anche solo per puro caso visto uno dei tre film appartenenti alla oramai mitica serie di film Matrix?

L'articolo non parla della famosa trilogia; non esattamente a dire il vero.

Volevano creare un personaggio che potesse stare alla pari e persino competere con Neo. E inserirlo in Matrix come un virus. Il francese Raphael Hernandez descrive così Kaydara, la sua creatura, "nata da un'idea a cui abbiamo pensato in due minuti, su cui poi abbiamo lavorato per sei anni".

Si tratta di un fan made movie ambientato nell'universo creato dai fratelli Wachowski, da cui prende in prestito praticamente tutto, dalle atmosfere alle movenze dei protagonisti fino agli effetti speciali, anche se qui si parla di un lavoro low budget. "Ma penso che parte del fascino di Kaydara derivi proprio da questo — prosegue Hernandez — perché, come il nostro protagonista si confronta con forze apparentemente più grandi di lui, così anche noi abbiamo provato a realizzare un film in modo professionale con un budget amatoriale".

Kaydara è la storia di un cacciatore di taglie che vive e lavora da solo, separato dalla resistenza umana. Non crede nelle profezie, anzi ritiene che l'Eletto sia un ostacolo al risveglio dell'umanità. Tanto che, se i loro destini si dovessero incrociare, Kaydara non esiterebbe ad arrivare allo scontro.

Detto questo, il film (ben cinquantacinque minuti!) si segnala, forse più che per la la trama e la recitazione, per le buone scene d'azione e gli effetti speciali a profusione. Incredibile cosa siano riusciti a creare due francesi autodidatti (l'altro si chiama Savitri Joly-Gonfard), neanche trentenni, lavorando con mezzi propri e senza uno stuolo di specialisti alle spalle. Imperdibili i primi cinque minuti del film, dove va in scena una gustosa parodia dei super poteri di Neo, alias Keanu Reeves. L'attore ovviamente non è coinvolto nel progetto. Ma le sorprese non mancano.


KAYDARA official film di Kaydara-film


making-of KAYDARA prologue 1/9 di Kaydara-film




venerdì 27 maggio 2011

...Ma io questo l'ho già visto...

Quante volte vi sarà capitato di notare qualcosa immersi nel tram tram della giornata e dirvi: a me questo ricorda qualcosa....
Ecco...di seguito qualche breve e simpaticissimo esempio di similitudini tra il mondo di quà e quello della nostra immaginazione.





sabato 21 maggio 2011

Le dimensioni parallele e le realtà alternative


Una dimensione parallela o universo parallelo (anche realtà parallela, universo alternativo, dimensione alternativa o realtà alternativa) è un universo (nel senso scientifico del termine, nella stragrande maggioranza dei casi immaginati identificabile con un altro continuum spazio-temporale) ipotetico separato e distinto dal nostro ma coesistente con esso. L'insieme di tutti gli universi paralleli è detto multiverso. Alcune teorie cosmologiche e fisiche dichiarano l'esistenza di universi multipli, forse infiniti, in alcuni casi interagenti, in altri no.
Così come il viaggio nel tempo, il passaggio in una o più dimensioni parallele è un tema classico della fantascienza. Una realtà parallela, nell'ambito della fantascienza e del fantastico, è chiaramente un espediente che lascia infinite possibilità, poiché se nella nostra realtà certe cose si sono evolute in altre, in quella parallela potrebbe non essere successo così. L'invenzione di trame basate su una linea storica alternativa ha dato origine al genere distinto dell'ucronia; in tale filone non è generalmente contemplata la compresenza di più dimensioni, seppure con qualche eccezione (vedi La svastica sul sole di Philip K. Dick). A volte il tema della dimensione parallela si lega a quello del viaggio nel tempo, a causa dei paradossi che quest'ultimo può generare. Una delle teorie sugli universi paralleli più citate dai fisici moderni è l'interpretazione dei "molti mondi" della meccanica quantistica, proposta da Hugh Everett III nel 1956. Uno dei maggiori sostenitori della teoria è il fisico David Deutsch, dell'università di Oxford.

Interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica:

L'interpretazione a Molti Mondi della Meccanica Quantistica (abbreviata spesso in MWI, Many Worlds Interpretation) è una delle strade nate per dare una spiegazione al significato ultimo della Meccanica quantistica. L'interpretazione in questione ha visto la luce nel 1957 ad opera del fisico Hugh Everett III e da allora ha incontrato momenti di forte risonanza, così come momenti di totale oblio. Va detto che fino a non molto tempo fa (e per certi aspetti ancora oggi) questa idea era bollata dai più dal marchio del "troppo assurda per essere vera". Basta pensare, ad esempio, che nella maggior parte dei testi di base alla meccanica quantistica, questo argomento non è non diciamo trattato, ma neppure sfiorato, per di più presentando l'interpretazione "classica" - detta solitamente interpretazione di Copenhagen - come se fosse l'unica e sola possibile.

Negli anni '20 a coloro che si possono a buon merito definire i pionieri della teoria quantistica, si presentava un dilemma tutt'altro che banale: se davvero ogni sistema fisico è completamente determinato da un vettore in uno spazio di Hilbert (e questo è il postulato di base della Meccanica Quantistica), allora anche combinazioni lineari di vettori sono "buoni" stati per un sistema; questo non è altro che il principio di sovrapposizione, che è lungi dall'essere messo in discussione, data l'enorme mole di riscontri sperimentali che ha avuto nel corso dei decenni. Tuttavia, se è valido questo principio allora perché in natura si osservano solo stati definiti e mai strane combinazioni di stati? Fu lo stesso Schrödinger che per primo espresse il problema: se oggetti microscopici come elettroni possono stare in combinazione di diversi stati perché non dovrebbe essere così anche per quelli macroscopici? Dopotutto basta pensare ad un qualsiasi evento "puramente quantistico", ad esempio il decadimento di uno stato metastabile, che ne influenzi uno "classico" come la morte o meno di un gatto. Il celebre esperimento mentale del gatto di Schrödinger ci pone davanti agli occhi il problema in tutta la suo ovvietà.
La "ricetta" per uscire da questa impasse è l'interpretazione di Copenhagen: la misura, l'atto dell'osservatore "rompe" l'evoluzione dinamica quantistica (guidata dall'equazione di Schrödinger) e causa il collasso dello stato quantistico: l'osservatore vedrà uno stato definito per il sistema (il gatto vivo o morto) e non una combinazione di stati perché la misura ha proiettato il sistema in uno stato specifico. Quale sia lo stato in cui il sistema collassa è noto solo probabilisticamente, secondo quanto suggerito per primo da Max Born. Una volta aggiunto questo postulato, si elimina il problema del perché la natura "sembri classica". Fin qui nulla di nuovo dato che quella che si è brevemente descritta è l'interpretazione "ortodossa". L'idea di Everett parte da una premessa davvero semplice: in effetti si tratta semplicemente di rimuovere il postulato del collasso quantistico. Quello che potremmo chiamare il postulato di Everett (anche se in realtà è più un non-postulato) si può enunciare banalmente: tutti i sistemi isolati evolvono secondo l'equazione di Schrödinger. Questo postulato riproduce esattamente le stesse previsioni, per un'operazione di misura, dell'interpretazione di Copenhagen.

Tuttavia va ammesso che, una volta digerito lo stupore che inizialmente si prova di fronte alle conseguenze della MWI, la teoria è senza dubbio di un'eleganza e semplicità sorprendenti. È opportuno sottolineare che l'interpretazione di Everett riproduce esattamente le stesse previsioni di quella ortodossa. Il probabilismo intrinseco nella prescrizione di Born e della scuola di Copenhagen (il "Dio che gioca a dadi" di Einstein) viene rimpiazzato da un comportamento che apparentemente è probabilistico, ma intrinsecamente è perfettamente deterministico: ogni osservatore dopo una misura è ignaro dei suoi alter ego e di quello che hanno percepito: dal suo punto di vista la Natura è casuale. Dal punto di vista esteriore invece - cioè da un punto di vista che prescinde dall'osservatore medesimo - prima della misura si è perfettamente in grado di dire quel che accadrà, semplicemente applicando l'evoluzione alla Schrödinger.

Evidentemente la faccenda non è esaurita qui, in effetti viene naturale chiedersi perché in Natura si osservino sempre macrostati che sono autostati dell'operatore posizione o impulso e non invece autostati di altri operatori. Questo è un problema serio della teoria quantistica, che in realtà non è peculiare della sola MWI, ma è di più ampio respiro. Solo recentemente si è trovato che esiste un meccanismo noto come decoerenza quantistica, che sembra dare una risposta netta ed elegante alla questione.
Ma questo non è l'unico "intoppo". Ad esempio si è detto che la MWI è una teoria deterministica al contrario della meccanica quantistica "ortodossa". Questo è tecnicamente esatto, ma se lo si analizza più da vicino si comprende che, in fin dei conti, non cambia nulla: la MWI è deterministica solo dal punto di vista della funzione d'onda universale, ossia per un ipotetico osservatore che potesse seguire l'evoluzione di tutti i mondi; per un osservatore reale però la teoria ha la stessa indeterminazione a cui ci ha abituati la Meccanica quantistica. Tuttavia a questa osservazione si può rispondere che le due indeterminazioni non sono proprio uguali: quella dell'interpretazione di Copenhagen è ontologica essendo parte stessa della natura, quella dell'interpretazione a molti mondi e invece solo gnoseologica, poiché è un'indeterminazione solo ciò che noi sappiamo.
Un altro problema piuttosto evidente è che l'interpretazione non risponde alla domanda importante sul meccanismo fisico secondo il quale i mondi si diramerebbero, e neppure spiega come questo possa essere in accordo con principi altamente condivisi come la conservazione dell'energia ecc...
Ci sono inoltre numerosi altri "problemi tecnici" e anche di natura più "filosofica" che rendono questa interpretazione (come tutte le altre) non universalmente accettata dalla comunità scientifica. Si veda la bibliografia per spunti di approfondimento.

tratto da oloscience.com

lunedì 16 maggio 2011

Le incredibili fonti sensazionalistiche


Da decenni ci sono fonti sensazionalistiche che diffondono le notizie più assurde per attirare lettori: si tratta di finte riviste/siti di informazione che giocano sull'inventare storie incredibili o appoggiare bufale inventate da altri, con contorno di gossip e storie estreme.

Si tratta di una vera e propria linea editoriale con un dato mercato, nata decenni fa con i tabloid da supermarket e successivamente estesa anche su internet: tutto gira con l'inventare notizia strane, e farlo in modo elaborato, magari anche adoperandosi per creare false foto a supporto della storia inventata.

Ovviamente, gli altri media, quelli minimamente seri, NON parlano delle notizie date dalle fonti sensazionalistiche perché sanno che sono false...

Ed ovviamente, esistono molte persone le quali pensano che le storie inventate dalle fonti sensazionalistiche siano reali!

Non si sa se in buona o cattiva fede, molte persone diffondono le false notizie sensazionalistiche spacciandole per vere, al punto di vederle riprese in vari siti internet o addirittura in libri, trasmissioni televisive, riviste, conferenze.... e tutto questo perché passando da una parte all'altra si toglie o si dimentica il fatto che la notizia proviene da una fonte che inventa le notizie!

Molti dei fatti che circolano nell'ambito di UFO, misteri e religione sono proprio nati dalle invenzioni di queste riviste...ecco perché si sentono storie così assurde prive di qualsiasi riscontro nella realtà.

La moda di inventare bufale o di appoggiarle è un vero e proprio cult che attira molte persone, ed attorno la quale girano alcune riviste e siti che solitamente parlano di UFO e misteri. I siti internet sensazionalistici oggi hanno avuto la meglio sulle riviste, le quali hanno iniziato a chiudere una dopo l'altra, come la più rappresentativa rivista sensazionalistica, cioè il Weekly World News, che ha inventato molte bufale che tutt'oggi vengono spacciate per vere in alcuni ambiti degli UFO e dei misteri.

Come fanno spesso le fonti sensazionalistiche, il Weekly World News si focalizza anche sull'appoggiare bufale dello steso genere che vengono riproposte in modo similare nel tempo, oppure nel pubblicare storie che sono in un certo senso il continuo di una bufala inventata, come se si creassero le avventure di un personaggio.

Tra le storie più famose che venivano riproposte periodicamente:

- le avventure del ragazzo pipistrello o di Bigfoot

- storie sul mostro di Lock Ness e su sirene

- storie su alieni che entravano in contatto diretto con i presidenti o con i militari

- UFO catturati o abbattuti dai militari

- storie su alieni bambini, essere mostruosi o umani deformi.

- annunciazione della fine del mondo, di catastrofi, di grandi crisi economiche

- persone che perdevano tantissimo peso in poco tempo o che erano super-obese.

- storie su Hitler o Elvis come se fossero ancora vivi

- personaggi ibernati che tornavano a vivere dopo decenni

- storie su UFO nazisti

- costruzioni ed oggetti alieni sulla Luna e su Marte.

- annunciazione della imminente seconda venuto di Gesù Cristo o storie su Satana

- sopravvissuti avvistati o ritrovati nel titanic

- storie su angeli abbattuti per sbaglio

- luoghi religiosi o essere mitici "documentati" come inferno, paradiso, i quattro cavalieri dell'apocalisse, Gesù ed altro.

- personaggi famosi morti che appaiono o notizie su loro cambiamenti di sesso.

- storie su finti sbarchi sulla Luna da parte degli USA, cospirazioni governative, cospirazioni di illuminati o massoniche.

- qualsiasi tipo di storia sugli alieni o sui fantasmi, comprese comunicazioni con alieni e con i morti.

- bare trovate vuote e morti che tornano in vita.

- scheletri anomali ritrovati con salvagente del titanic.

- storie assurde riguardanti personaggi famosi.

- storie su atlantide.

- storie su viaggiatori nel tempo.

- teste trapiantate, tombe vuote, rapimenti alieni, atterraggi UFO, Gesù giganti, profezie di ogni tipo, imminenti invasioni militari, donne messe in cinta da alieni e così via.

Il tutto ovviamente supportato da affermazioni del tipo: documentato fotograficamente e con video, supportato da affermazioni di scienziati e da prove materiali, con tanti testimoni tirati in balli, e così via, tanto per rendere la bufala più interessante.

In effetti ci si impegnava anche a creare disegni e fotomontaggi che supportassero la storia inventata, ma il resto era tutto inventato di sana pianta, come le finte prove che sono indispensabili per qualsiasi storia sensazionalistica che si rispetti.

Nondimeno non importava assolutamente nulla di annunciare per una data data l'avverarsi di una cosa, e poi chiedere scusa o giustificarsi per il fatto che non fosse avvenuta. Ad esempio si annunciava spesso una grande crisi economica, la fine del mondo, la venuta di Gesù Cristo o altro per un dato periodo, ma quando questo periodo passava si faceva finta di nulla.

È ovvio che le fonti sensazionalistiche non fanno altro che inventare storie consapevoli che in fondo chi li legge sa di leggere solo storie inventate e basta, anche se molte persone hanno prese per vere queste storie, alcuni hanno anzi pubblicizzata la bufala addirittura ampliandola con libri, articoli e conferenze.

Molti ciarlatani sono nati grazie allo sfruttamento di queste storie, anche perché il meccanismo rende evidente che ci sono polli che credono anche a cose palesemente inventate, non chiedendosi perché tutti i media seri non ne parlino.

Il sensazionalismo oggi prospera su internet, e probabilmente le storie inventate non ci lasceranno mai, grazie anche ai tanti creduloni che incredibilmente ci credono, e questo, tra tanti falsi misteri, è il mistero autentico più grande.

Nota: per chi fosse interessato ho preparato un file che contiene una selezione di copertine del Weekly World New, per scaricarlo cliccate QUI


Tratto da ceifan.org

lunedì 9 maggio 2011

Fumetti al Cubo su mangaforever.net

Oggi vi presentiamo un articolo di mangaforever con intervista ad Angelo Pavone, principale punta dell' "F3 project", apparso su mangaforever.net, sito che si occupa di fumetto a tutto tondo.

Articolo di Armando Perna

Questo numero è dedicato ad un laboratorio di produzione fumettistica che ho scoperto curiosando sul web e che ha subito suscitato il mio interesse.

Sto parlando di Fumetti al Cubo, una realtà giovane, in tutti i sensi, della quale mi ha subito colpito sia lo spirito di libertà che ne orienta la produzione, sia la passione che comunicano gli autori (molti davvero giovani) che di questo progetto fanno parte.

I tre piedi, le tre anime che compongono F3 (Fantascienza, Fantasy e Fantastico) sono la quintessenza del sogno, generi che ontologicamente consentono a chi scrive e disegna, come a chi legge, di spaziare lungo orizzonti di ampissimo respiro, che sono poi quelli di cui il fumetto si nutre.

Il coordinamento e la direzione del laboratorio e della rivista sono dell’ottimo Angelo Pavone, artista ed insegnante, con il quale ho avuto una piacevolissima conversazione telefonica, resa tale da una forte intesa sulle tematiche affrontate e dalla inesauribile passione che ci lega entrambi alla nona arte.

Da quella telefonata è venuta fuori, poco dopo, l’intervista che trovate di seguito.

Armando Perna: F3, ovvero Fumetti al cubo: Fantascienza, Fantasy e Fantastico. Già nelle premesse vi è l‘intento di viaggiare sulle strade del meraviglioso, del magico, della quasi realtà: è questo lo spirito del fumetto?

Angelo Pavone Il duemila come qualcuno ricorderà è stato inaugurato cinematograficamente dall’avvento di due importanti “generi” che hanno evidenziato i due volti di una stessa condizione umana, come veniva determinata dalla dilagante globalizzazione.

Da una parte il genere “pulp” di Q.Tarantino & C. che intendeva anticipare e ritrarre tutto l’orrore che si sarebbe succeduto negli anni a venire (guerre, pandemie, malattie etc). Paure e violenze che la neonata rete network da li a poco avrebbe diffuso nel mondo intero con brutalità di ogni genere, cinismo sociale, apatie di massa, violenze offerte praticamente alla visione di tutti (adulti e bambini).

Dall’altro lato urgeva il bisogno di esorcizzare tale “visione” dei valori umani e cercare nel mondo della fantasia un’alternativa meno traumatica di quella proposta dal pulp e più aperta alla speranza di un futuro migliore. Sarà il momento de “Il signore degli anelli di P.Jackson, cui farà seguito tutto il genere “fantasy” che concluderà il decennio con Avatar di J.Cameron.

Ciò posto, venendo a noi, stante la tormentata e precaria storia della nostra Isola, forse sarebbe stato scontato percorrere la strada della denuncia, e proporre una sorta di fumetto pulp alla siciliana, invece abbiamo preferito la visione fantasy. La nostra idea era quella di raccontare in tutte le forme più svariate “storie” che al loro interno contenessero problematiche sociali, personali, disagi ma anche pensieri profondi, ricerca del bello, costruzioni grafiche di notevole impatto. Il nostro intento non era quello di creare qualcosa di “nuovo” (anche perché è difficilissimo farlo) ma qualcosa di diverso inserito in un contesto nuovo.

Ci racconti un episodio, un’iniziativa che ritieni sia indicativi dello spirito di F3?

Dal mio incontro con Paolo Montalbano, presidente della Fondazione Marco Montalbano, (costituita in memoria del figlio Marco prematuramente scomparso) e con Nino Rocca, presidente della A.C. “Progetti d’Arte” si concretizzò di dar vita ad una scuola di fumetto. Dopo qualche tempo, pensammo di creare una rivista che desse spazio a tutte le giovani matite che si avvicinavano all’arte (perché di arte si tratta) del fumetto.

L’idea era quella di proporre un genere per nulla praticato in Sicilia: creare una rivista di genere fantastico, e nacque Fumetti al cubo.

Qual è il vostro metodo di lavoro? Da dove nascono le storie?

La libertà è quello che ci contraddistingue. Ogni autore è libero di disegnare quello che desidera, naturalmente nei limiti che noi ci siamo prefissati. Con le tre effe abbiamo voluto aprire le tre porte verso il metafisico. Fantasy come idea di un luogo visionario a metà fra il medioevo, la preistoria e un’epoca mitologica (antico); fantastico come realtà “altra” che si cela dietro la nostra capacità di evadere dalla frenesia contemporanea e che ci apre le porte verso l’ignoto (contemporaneo); infine il fantascientifico, pochissimo utilizzato in Italia, ma che tuttavia in un’epoca tecnologica non si può non farne a meno, poiché in esso possiamo proiettare le nostre aspettative positive e negative verso il futuro. Ogni autore consapevole di questo fatto può a suo piacimento “sublimare” la realtà quotidiana e restituirla sotto forma di fumetto o illustrazione.

Come si è formato il vostro gruppo, che annovera moltissimi giovani autori?

Sono ragazzi e ragazze che hanno partecipato negli anni passati ai corsi di fumetti indetti da “Progetti d’arte”, qualcuno è andato fuori città, altri sono rimasti a Catania. Sono autori che ho seguito da vicino, con cui abbiamo scambiato idee, opinioni, e condiviso lo “spirito” con cui è stata fondata la rivista. Nel futuro la nostra intenzione è quella di estendere anche ad autori internazionali l’invito a partecipare al nostro progetto. Naturalmente sarà fatta sempre una selezione nella scelta dei nostri collaboratori, basata sulla capacità ad esprimere uno stile personale e soprattutto un proprio mondo fantastico. E’ doveroso evidenziare anche un altro elemento che in certo senso ci consolida come “gruppo” e come “individui”. La nostra rivista contiene diverse storie differenti tra loro, per stile, per genere, per tematica, ma in tutte è sempre presente un’icona particolare: un cubo (figura misteriosa ed antichissima) che diventa un elemento (corridoio spazio/temporale simbolico) che unisce tutti i vari mondi come in un’unica storia, e la rivista l’unico mondo possibile (individuo/gruppo/luogo).

Ci vuoi fare qualche nome?

I nomi sono tanti quanti i numerosi ragazzi che hanno frequentato e frequentano la nostra scuola, e che man mano raccontano nella nostra rivista le loro magiche storie.

Ritieni che la realtà editoriale ed il mercato del fumetto sia diversa e più complessa nel sud Italia, dove i “giornaletti” hanno vissuto, più che altrove, grossi pregiudizi?

Sicuramente lo è rispetto al nord Italia che ha avuto storicamente un maggiore sviluppo rispetto al Sud, per antiche ragioni da sempre collegate alla particolare conformazione geografica e alla mancanza di infrastrutture di comunicazione. C’è anche un fattore culturale (provincialismo e diffidenza) che nel sud persiste ancora, ma con i nuovi mezzi di comunicazione di massa e le nuove generazioni, mi auguro, cesserà nel futuro. Credo, tuttavia, che malgrado queste complicanze, nel sud risieda una smisurata capacità creativa e innovativa, espressa da autori che hanno tanto da dire e in tanti modi differenti (pittura, scrittura, cinema, architettura, fumetto etc). Mancano le case editrici, i finanziatori, gli sponsor, le strutture professionali, che spesso sono causa di abbandoni preventivi e repentini della propria città da parte dei fumettisti più promettenti. Tuttavia ritengo, che non sia tanto importante il luogo dove un autore professi la propria vocazione artistica, quanto la persistenza di alcune condizioni primarie: l’assoluta apertura mentale, l’abbandono del provincialismo, il confronto con altre realtà artistiche, l’umiltà e l’autostima di se stessi, e la continua informazione dei movimenti artistici e culturali nel mondo. Oggi tutto questo è possibile, grazie a internet, riviste online, blogs, social net works, chatt, siti, e in ogni caso, l’indispensabile contatto umano.

Cosa ne pensi, in generale, dell’editoria del fumetto italiano e delle sue pubblicazioni?

Nutro fortissimi dubbi sulla sincerità e qualità di alcune pubblicazioni che si trovano nelle fumetterie e librerie. Raramente suscitano in me il desiderio del possesso, poiché, quando sfoglio alcuni fumetti o graphic novel o romanzi disegnati (termini superflui che indicano lo stesso linguaggio), al di là di una fragilità tecnica o inesistente in alcuni casi, temo che la nuova generazione abbia frainteso notevolmente il termine “professionale”.

Io penso che molti autori abbiano più il desiderio di “esibire” il proprio manufatto anziché caricarlo della propria ”anima”, di ciò di cui sono profondamente convinti. Forse tutto questo accade perché alla base c’è un’erronea educazione al concetto di creazione artistica. Temo sia un riflesso del “vuoto” che le nostre società allo stesso tempo ricche e fragili, infondono agli ignari consumatori, in buona misura privi di coscienza analitica, illudendoli quasi, che non possa esistere un “futuro plausibile”, ma solo un presente immediato e consumabile.

Esiste poi tutta la fascia del fumetto commerciale, che personalmente non consumo, ma che indubbiamente rappresenta una valida possibilità professionale per chi vuole vivere di questo mestiere. Purtroppo anche il fumetto commerciale italiano ha subìto gravissime perdite di fruitori, poiché la potente macchina nipponica e americana ha praticamente assorbito tutti i generi, e tutti i supporti di intrattenimento (fumetti, cartoni animati, videogiochi, etc). Anche il fumetto storico commerciale italiano nel futuro vivrà tempi difficili, e con esso anche i suoi autori.

Da autore ed insegnante, che consigli dai agli esordienti?

Da autore dico: devono seguire corsi di disegno e di perfezionamento, leggere fumetti di tanti generi e stili, confrontarsi con altri autori soprattutto più bravi, essere umili e avere la consapevolezza che la perfezione è il loro obiettivo.

Non accontentarsi del primo lavoro ma se è il caso ridisegnare l’intera storia, ed infine (che poi è la cosa più importante) credere in quello che si fa e dedicarcisi con passione. Non devono farsi sedurre dal facile successo o dal vuoto apparire, ma confidare che questa passione possa trasformarsi in professione e quindi in remunerativo lavoro.

Come insegnante suggerisco di seguire parallelamente al proprio lavoro personale, corsi di laurea (breve o lunga) presso scuole secondarie superiori, o all’accademia di belle arti (qualsiasi corso), così da acquisire in futuro titoli riconosciuti a livello europeo, e quindi potere “spendere”,all’occasione, una professione valida.

Quanto sono importanti i nuovi media nel fumetto? Credi che si abbandonerà mai la carta?

Come accennavo prima i nuovi media sono utilissimi se non addirittura indispensabili, e credo che in futuro saranno ancora più complessi, invaderanno tutti i linguaggi creativi, e richiederanno dagli artisti tradizionali nuove competenze informatiche.

Oggi il computer è divenuto il tavolo da disegno e il file la tavola a fumetti: tutto in una forma puramente “virtuale”, una mera illusione visiva e mentale.

Quello che sta accadendo con la musica (ormai si vendono nei vari store online gli mp3 insieme ai film e videogiochi) sta coinvolgendo anche il fumetto, impegnato a percorrere la stessa strada (web e il recentissimo ipad). Personalmente pur sentendomi molto vicino a questi nuovi media, credo che almeno per il futuro immediato persisteranno due canali, quello cartaceo (classico) e quello online (contemporaneo).

E’ probabile che in futuro spariranno le produzioni cartacee di massa a favore di file consumabili e poco ingombranti (usa e getta), e forse, un po’ come accadde con i manoscritti del medioevo, il fumetto stampato su carta diventerà un oggetto di culto custodito in qualche museo d’arte antica.

Quest’anno ci sarà il primo Etna Comics, come giudichi questa iniziativa? Quale sarà il vostro contributo?

Sicuramente è l’evento che aspettavo da anni, ed esso è giunto subito dopo la nostra esperienza con la rivista. Come autore che opera a Catania, sono contento che anche la nostra città abbia aperto le porte a questo genere di manifestazione. Noi come partners ed io come autore (poiché mi è stato affidato il disegno della locandina ufficiale) siamo fiduciosi che questo evento lascerà un segno in Sicilia. Abbiamo anche organizzato per l’occasione un numero speciale di “Fumetti al cubo” in collaborazione con “Etna Comics”, un concorso chiamato “wannabe cartoonist” dove i vincitori vedranno pubblicate le loro storie nella nostra rivista. Il bando è scaricabile dal sito www.etnacomics.com , oppure nel nostro blog, sito e anche su facebook. Questa iniziativa io credo possa costituire una buona occasione per un interscambio culturale fra tutti i fumettisti e gli amanti del fumetti.

domenica 8 maggio 2011

Prima di scegliere di frantumare l'atomo sulle spalle dei nostri figli...


Le armi nucleari sono la cosa più pericolosa e distruttiva mai creata dall'uomo, possono radere al suolo intere città e vaporizzare tutto quello che si trova in un largo raggio d'azione, e quelle più potenti possono causare un'apocalisse su larga scala, senza contare gli effetti radioattivi che si sommano a quelli esplosivi.

Eppure spesso sono accaduti incredibili incidenti alle armi nucleari, a volte sono andate perfino perdute! Questi incidenti sono assolutamente poco conosciuti e davvero incredibili, oltre ad essere molto numerosi: qui di seguito menzionerò riassuntivamente i principali incidenti avvenuti alle armi nucleari.

Per comodità, l'esposizione avverrà in modo cronologico.


13 Febbraio 1950 - Costa pacifica del Canada. Un bombardiere B-36 sgancia d'urgenza una bomba radioattiva in mare, senza esplosione.

11 Aprile 1950 - Manzano Base, Albuquerque, Nuovo Messico, USA. Un bombardiere B-29 si schianta contro una montagna, vicino alla base aerea di Kirtland AFB, e brucia. Non si ha esplosione, perché anche se la bomba viene distrutta dall'incendio, l'ogiva nucleare non è inserita e quindi non si ha detonazione nucleare.

13 Luglio 1950 - Lebanon, Ohio, USA. Un bombardiere B-50 si schianta. La grande carica esplosiva della bomba salta, creando un'enorme esplosione ed un enorme cratere, ma lo stadio nucleare resta inattivo.

5 Agosto 1950 - Base Suisun dell’Air Force, Farfield, California (USA). Un bombardiere B-29 che trasporta una bomba nucleare senza la sua capsula fissile si schianta e si incendia vicino ad un campeggio di roulotte occupato da 200 famiglie. L’equipaggio aveva avuto difficoltà con i propulsori dell’aereo e con il ritiro del carrello di atterraggio immediatamente dopo il decollo dalla Base dell’Air Force di Fairfield Suisun (ora base dell’Air Force di Travis), finendo per schiantarsi, infine, mentre tentava un atterraggio di emergenza.

Il bombardiere stava trasportando 20-27 kg. di bombe con esplosivo convenzionale, che detonarono 15 minuti dopo lo schianto. L’esplosione seguita, fu sentita fino ad una distanza di circa 50 km. e creò un cratere largo da un capo all’altro 18 m. e profonda 1,80 m.

10 Novembre 1950 - Oceano Pacifico. Sgancio d'urgenza di una bomba nucleare in mare da parte di un B-50 con problemi al motore. La bomba fu programmata per autodistruggersi in volo e scoppiò senza detonazione nucleare ma con una forte esplosione rilasciando materiale radioattivo sull'area.

31 Ottobre 1952 - Elugelab, Atollo Enewetak, Isole Marshall (Oceano Pacifico), USA. Test Mike. Esplosione in superficie (altezza di 10,4 metri). Prima bomba H americana (bomba a fusione). Secondo gli ingenieri di Los Alamos, la palla di fuoco era di una dimensione pari a 4,8 Km. di diametro. Durante l'esplosione scomparvero l'isola d'Elugelap e altre isole vicine.

1 Marzo 1954 - Atollo di Bikini, Oceano Pacifico: fallout atmosferico radioattivo da test nucleare a causa di incredibili errori di valutazione che sottovalutarono la potenza delle armi nucleari usate.

26 Marzo 1954 - Bikini, Isole Marshall (Oceano Pacifico): test nucleare ad una altezza di 4,2 m. . Bomba posta su una base all'interno del cratere Bravo. La palla di fuoco misurava 6 Km. di diametro, la cappa 160 Km.. 80 milioni di tonnellate di terra e di corallo vennero vaporizzate e crearono un cratere di 1.950 metri di diametro e 75 di profondità.

10 Marzo 1956 - Mar Mediterraneo. Un bombardiere B-47 trasportante due capsule nucleari, racchiuse nei loro involucri, scompare sopra il Mar Mediterraneo. L’aereo, in volo diretto dalla base aerea di MacDill a Tampa, Florida, ad una base aerea straniera segreta, si perde con il suo equipaggio. Dopo il decollo, il B-47 era programmato per due rifornimenti di carburante in volo prima di raggiungere la sua destinazione finale.

Il primo rifornimento fu completato con successo, ma l’aereo non contattò mai il secondo aereo cisterna per il rifornimento, sopra il Mar Mediterraneo. Nonostante una ricerca estesa, nessuna traccia dell’aereo, delle capsule nucleari, o dell’equipaggio, fu trovata.

27 Luglio 1956 - Lakenheath in Suffolk, Gran Bretagna. Un bombardiere B-47 slitta sulla pista e va a colpire un deposito contenente sei bombe nucleari. Si scatena un colossale incendio, che tra l'altro tocca direttamente una bomba nucleare pronta ad esplodere. "L'Inghilterra orientale stava per diventare un deserto. È stato l’eroismo dei militari che hanno sacrificato la vita nello spegnere l’incendio e la fortuna ad impedire la catastrofe" dichiarerà anni dopo ad un giornali­sta l'ex comandante della base.


22 Maggio 1957 - Base dell’Air Force di Kirtland, New Mexico, USA. Una bomba nucleare senza la sua capsula fissile cade dal vano bombe di un B-36 ad un’altitudine di circa 500 metri ed esplode all’impatto. Il bombardiere stava trasportando entrambe le bombe e la loro capsula fissile, che era stata rimossa per sicurezza, dalla base di Biggs dell’Air Force in Texas alla base di Kirtland in New Messico.

Sebbene i paracaduti attaccati alla bomba si fossero aperti durante la sua caduta, essi non funzionarono correttamente. La bomba nucleare fu completamente distrutta nella detonazione che accadde a circa 7 Km. a sud della torre di controllo di Kirtland e mezzo Km. ad ovest del terreno riservato della Sandia Base, creando un cratere d’esplosione di circa 8 metri di diametro e 4 metri di profondità. I frammenti della bomba e i detriti furono dispersi su di un area di oltre 1.500 m.. Fu condotto un esame radiologico dell’area, ma non rilevò contaminazione radioattiva oltre l’orlo del cratere.

28 Luglio 1957 - Oceano Atlantico. Un aereo da trasporto C-124 con problemi meccanici abbandona due armi nucleari, senza la loro capsula di materiale fissile, al largo della costa orientale degli Stati Uniti. Il C-124, sulla rotta dalla base aerea di Dover a Delaware, perde potenza nei motori numero uno e due. L’equipaggio è certo che la quota non può essere mantenuta con il peso delle bombe a bordo e decide di abbandonare il carico.

Anche se nessuna bomba detona, si presume che entrambe le bombe si siano danneggiate nell’impatto con la superficie dell’oceano e che siano affondate quasi istantaneamente. Nessuna delle due bombe, né detriti sono mai stati trovati. Il C-124 atterra per sicurezza su un campo d’aviazione vicino ad Atlantic City, nel New Jersey, con la bomba rimanente e la testata nucleare a bordo.

11 Ottobre 1957 - Homestead Air Force Base, Homestead, Florida, USA. Un bombardiere B-47 si schianta con una bomba di cui la carica nucleare era disinnescata. L'aereo brucia, esplode la carica classica ma non si ha detonazione nucleare.

31 Gennaio 1958 - Base straniera non identificata. Un bombardiere B-47 con una bomba nucleare in configurazione d’attacco sta compiendo un decollo simulato durante un’esercitazione quando la ruota posteriore sinistra viene a mancare, provocando l’urto della coda contro la pista e la rottura del serbatoio del carburante. L’aereo prende fuoco e brucia per sette ore.

Sebbene l’alto esplosivo non detoni, si ha contaminazione nell’area immediatamente circostante allo schianto. In seguito all’incidente, le esercitazioni di allertamento vennero temporaneamente sospese. Lo schianto può aver avuto luogo in una base aerea USA a Sidi Slimane, nel Marocco Francese. Un successivo documento dell’Air Force riportò che “l’inquinamento dei rottami era alto, ma che sull’area circostante era basso”.

Febbraio 1958 - Base aerea Greenham Common, Gran Bretagna. Un bombardiere B-47 che sta subendo un guasto al motore durante il decollo espelle due cisterne piene di 6.500 litri di carburante da un’altezza di circa 2.500 m.: esse non cadono nell’area designata per un impatto sicuro ed esplodono a 20 m. dietro un B-47 parcheggiato e caricato con bombe nucleari.

Il fuoco che ne deriva brucia per 16 ore e causa la deflagrazione delle alte cariche esplosive di almeno una bomba atomica. L’esplosione rilascia materiale radioattivo, includendo uranio polverizzato e ossido di plutonio, dei quali almeno 10-20 grammi vengono trovati intorno alla base. Inoltre un hangar adiacente è gravemente danneggiato e altri aerei vicini vengono spruzzati con pompe d’acqua per prevenirne l'incendio a causa dell’intenso calore alimentato dal combustibile per jet e dal magnesio del B-47. Il fuoco uccide due persone, ne ferisce altre otto, e distrugge il bombardiere.

5 Febbraio 1958 - Savannah River, Georgia, USA. Un’arma nucleare senza la capsula nucleare fissile viene perduta in seguito ad una collisione a mezz’aria. Un bombardiere B-47 trasportante un'arma nucleare senza il suo nucleo fissile, si scontra con un aereo F-86 vicino a Savannah, in Georgia. Dopo tre tentativi senza successo per far scendere l’aereo alla base Hunter in Georgia, l’arma viene gettata via per evitare il rischio alto di una detonazione esplosiva nella base stessa.

L’arma viene rilasciata in mare a diverse miglia dalla foce del Savannah River a Wassaw Sound al largo di Tybee Beach, ma il preciso punto dell’impatto rimane sconosciuto. Gli esplosivi dell’arma non esplodono nell’impatto. Una ricerca successiva, su un'area di 5 km.quadrati, impiegando dispositivi subacquei e sonar, non riesce a trovare l’arma. La ricerca viene sospesa il 16 aprile 1958, e la bomba viene considerata irrimediabilmente persa.

La migliore stima della posizione della bomba, annota un resoconto del Dipartimento della Difesa, “ è stata determinato essere 31 gradi 54’ e 15’’ a nord, 80 gradi 54’ e 45’’ ovest”.

11 Marzo 1958 - Mars Bluff, Carolina del Sud - USA. Una bomba atomica è sganciata per errore da un B-47E e cade in un giardino. Esplode la carica classica ma non si ha detonazione nucleare. Viene distrutta la casa e gli abitanti vengono gravemente feriti. Il cratere provocato è di 20,5 m. di diametro e di 10,5 m. di profondità.

4 Novembre 1958 - Arkansas, USA. Un B-47 si schianta dopo il decollo, l'arma nucleare che trasporta esplode la sua carica esplosiva ma non si ha detonazione nucleare, si crea un enorme cratere.


6 Luglio 1959 - Base Barksdale dell’Air Force, Dossier City, Louisiana, USA. Un aereo C-124, che trasporta una bomba nucleare senza la sua capsula fissile, si schianta durante il decollo, distruggendo completamente l’aereo e la bomba nucleare. Si produce una quantità limitata di contaminazione immediatamente sotto alla bomba distrutta, tale da non impedire, fortunatamente, operazioni di salvataggio o di spegnimento.

25 Settembre 1959 - Whidbey Island, Washington, USA. Un aereo P-5M della marina degli Stati Uniti trasportante una bomba nucleare di profondità disarmata della capsula fissile, si schianta a Puget Sound vicino Whidbey Island, Washington. La bomba non è mai stata ritrovata.

15 Ottobre 1959 - Hardinsberg, Kentucky, USA. Un bombardiere B-52 entra in collisione con un KC-135 durante un rifornimento in volo. Fra i rottami dell'aereo vengono ritrovate una bomba intatta ed una parzialmente bruciata.

7 Giugno 1960 - Base McGuire dell’Air Force, vicino Trenton, New Jersey. Un missile BOMARC (“BO” per Boeing e “MARC” per Michigan Areonautical Research Center) per la difesa aerea, immagazzinato in uno stato di pronto utilizzo per permetterne il lancio in due minuti, viene distrutto dopo l’esplosione di un serbatoio con elio ad alta pressione e la rottura del serbatoio di carburante del missile. Anche se la testata viene distrutta dall’incendio, il dispositivo di sicurezza funziona correttamente e previene la detonazione della carica altamente esplosiva della bomba.

Un articolo del New York Times descrisse, allora, uno scampato disastro nucleare, notando che il missile “si fuse sotto una fiamma intensa alimentata dal suo detonatore da 45,5 kg. di TNT… La testata atomica si sciolse apparentemente nella massa fusa che era rimasta del missile, il quale bruciò per quarantacinque minuti”. Le radiazioni seguenti “furono causate quando la parte metallica di magnesio e ossido di torio, che forma parte della bomba, presero fuoco”.

Il rapporto del Pentagono affermò che fu contaminata solo l’area immediatamente sotto la bomba nucleare e, a causa del deflusso dell’acqua di spegnimento dell’incendio, anche un’area adiacente estesa per la lunghezza di circa 30 metri.

16 Gennaio 1961 - Air Force Base, Gran Bretagna. Un bombardiere nucleare si schianto dopo il decollo, bruciando. L'arma nucleare fu pesantemente danneggiata e l'incidente venen considerato tanto grave quanto da tener segreto.

19 Gennaio 1961 - Monticello, Utah, USA. Un bombardiere B-52 trasportante armi nucleari esplode in volo.


24 Gennaio 1961 - Goldsboro, Nord Carolina, USA. Durante un allertamento aereo, un bombardiere B-52, che trasporta due bombe nucleari, a causa del cedimento strutturale dell'ala destra, va a pezzi a mezz’aria, uccidendo i tre membri dell'equipaggio: la conseguente rottura dell’aereo libera le due bombe nucleari da un’altezza di 600-3.000 m. Il paracadute di una delle due bombe si apre correttamente con danno finale minimo.

Il secondo paracadute della bomba, invece, funziona male e la bomba si squarcia a pezzi nell’impatto con il terreno, spargendo i suoi componenti su un'area estesa. Secondo Daniel Ellsberg, la bomba avrebbe potuto accidentalmente esplodere perché “cinque dei sei dispositivi di sicurezza avevano fallito”. Anche il fisico nucleare Ralph E. Lapp conferma questa ipotesi, sostenendo che “solo un unico interruttore” ha “impedito alla bomba di detonare e di spargere fuoco e distruzione sopra un’ampia area”. il nucleo della bomba altamente arricchito di uranio non fu mai ritrovato.

Allo scopo di prevenire qualsiasi scoperta della parte persa della bomba, l’aviazione acquistò il diritto d’uso dell'area in modo da vincolare alla propria autorizzazione eventuali permessi di costruzione o scavo nell’area stessa. I 24 megatoni della bomba rappresentano una potenzialità maggiore rispetto a tutto l'esplosivo usato in tutte le guerre della storia.

14 Marzo 1961 - Vicinanze di Yuba City, California, USA. Un bombardiere B-52 con due armi nucleari, si schianta durante una missione di addestramento. Nessuna esplosione e nessuna contaminazione.

31 Ottobre 1961 - Novaya Zemlya (Oceano Artico -URSS): test nucleare (Bomba Zar). FALLOUT: Da sola generò il 25% dei residui fissili dal 1945. La Bomba "Zar", la regina delle bombe, fu la bomba H più potente. Si riporta che la bomba potesse infliggere ustioni di primo grado anche a 100 km. di distanza. La distruzione è totale in un raggio di 25 Km e le costruzioni sono seriamente danneggiate fino a 35 Km. di distanza dall'esplosione. Si ignora quali potrebbero essere i danni anche a più grandi distanze, ma è probabile che, in caso di vento i suoi effetti si sentirebbero anche a 1.000 Km. dal punto di impatto.

10 Dicembre 1961 - Nuovo Messico, USA. Un test sotterraneo con esplosione nucleare, libera nuvole impreviste di vapori radioattivi. Ciò causa la chiusura di alcune autostrade del Nuovo Messico.

1 Maggio 1962 -Béryl, Sahara. La Francia effettua il suo secondo test nucleare sotterraneo, ma la montagna Taourirt che doveva contenere l'esplosione, si fessura e libera una nuvola radioattiva che contamina diversi militari ed ufficiali.

4 Giugno 1962 - Oceano Pacifico. La testa nucleare di un'ogiva di un booster di un razzo Thor cade nell'Oceano Pacifico prima che avrebbe dovuto distruggersi il booster.

20 Giugno 1962 - Oceano Pacifico. La testa nucleare di un'ogiva di un booster di un razzo Thor cade nell'Oceano Pacifico prima che avrebbe dovuto distruggersi il booster (identica situazione di 16 giorni prima)

13 Gennaio 1964 - Cumberland, Maryland, USA. Un bombardiere B- 52D, con due armi nucleari a bordo, si schianta al suolo.

31 Gennaio 1964 - Salisbury, Pennsylvania e Frostburg, Maryland, USA – Perdita accidentale e recupero di bombe termonucleari. Un bombardiere B-52 con armi nucleari si disintegra in volo durante una turbolenza estrema. Le armi nucleari vengono successivamente recuperate.

21 Aprile 1964 - Un satellite di navigazione americano manca la propria orbita e rientra nell'atmosfera a 150.000 piedi al di sopra dell'Oceano Indiano. Il generatore nucleare del satellite contiene 17 KCi di Plutonio 238, che brucia almeno parzialmente prima di rientrare nell'atmosfera. Quattro mesi più tardi si rileva un aumento del tasso di Pu238 nella stratosfera. Si stima che circa 16kCi di Pu 238 si sono dispersi nell'atmosfera fino al 1970. Secondo l'EPA (Environmental Protection Agency), la contaminazione in Pu 238 dei polmoni umani (0,06 mrem) dovuta al lancio fallito è sensibilmente inferiore a quella risultante dalle ricadute degli esperimenti delle armi nucleari negli anni 1950 (0,35 mrem).


11 Ottobre 1965 - Base Wright-Patterson dell’Air Force, vicino Dayton, Ohio, USA. Un aereo C-124 da trasporto contenente componenti di armi nucleari e un modello per l’addestramento, prende fuoco mentre viene rifornito. Il fuoco comincia a bruciare nella parte finale del rimorchio di rifornimento e distrugge la fusoliera dell’aereo. Non ci sono vittime e le conseguenze del pericolo di radiazioni sono minime.

5 Dicembre 1965 – Isole Ryukyu (Giappone). Un jet militare d'attacco americano A-4E Skyhawk con a bordo una bomba termonucleare all’idrogeno B-43 scivola in mare dalla portaerei statunitense Ticonderoga vicino alle isole giapponesi Ryukyu. Il pilota, l’aereo, e la bomba scompaiono. La bomba viene perduta approssimativamente ad una profondità di circa 5.000 m., ed i funzionari del Pentagono temono che l’intensa pressione dell’acqua possa causare l’esplosione della bomba B-43 all’idrogeno. E’ ancora sconosciuto se l’esplosione sia davvero avvenuta.

L’aereo della portaerei Usa Ticonderoga era di ritorno da una missione nel nord del Vietnam, a conferma dell'introduzione di armi nucleari nella Guerra del Vietnam. La scoperta dell’incidente avvenne solo nella metà degli anni 80.

17 Gennaio 1966 – Palomares (Spagna). Un B-52 statunitense con quattro bombe all’idrogeno B-28 entra in collisione con un aereo cisterna durante il rifornimento in volo (il bombardiere stava attendendo il suo terzo rifornimento con un aereo cisterna KC-135 dalla base americana a Morton, quando il boccaglio del braccio per il rifornimento dell’aereo cisterna urta il bombardiere. Il braccio squarcia il B-52 lungo il suo dorso, spezzando il bombardiere in vari pezzi. I 151.00 litri di rifornimento del KC-135 vanno a fuoco, uccidendo sette uomini dell’equipaggio).

I due aerei precipitano e tre bombe a idrogeno (bombe H) cadono nei pressi di Palomares, mentre la quarta cade in mare. L’esplosivo di due delle tre bombe, a contatto col suolo, detona spargendo su una vasta area plutonio e altro materiale radioattivo (4,5 kg di plutonio su 250 ettari). I rottami dell’incidente cadono in un’area approssimativamente di 161 km quadrate di suolo e acqua. In tre mesi vengono raccolte 1.400 tonnellate di terra e vegetazione radioattiva che vengono portate negli Stati Uniti.

Mentre i militari statunitensi sono forniti di tute protettive, gli spagnoli continuano a vivere tranquillamente e a coltivare i terreni. La bomba affondata nel Mediterraneo ha dato luogo ad una delle più grandi ricerche e operazioni di recupero nella storia. La ricerca durò circa otto giorni e impiegò 3.000 uomini del personale della marina e 33 navi, senza contare le barche, gli aeroplani, e il personale usato per portare l’equipaggiamento sul luogo.

10 Marzo 1968 – Oceano Pacifico. Il sottomarino russo K-219 affonda nel Pacifico a 1.200 km. dalle coste di d’Oahu nell’arcipelago delle Hawaii. A bordo ha tre missili nucleari e due siluri a testata nucleare.


27 Maggio 1968 – Oceano Atlantico. Un sottomarino statunitense Scorpion con a bordo due siluri a testata nucleare affonda nell’Atlantico, fra i 6 e gli 8 km. a sud ovest delle Azzorre ad una profondità di 3.450 m. Periscono 99 persone.

21 Gennaio 1968 - Thule, Groenlandia, Danimarca. Quattro bombe nucleari sono distrutte in un incendio dopo che il B-52 che le trasportava si schianta a circa sette miglia a sud ovest della pista della base dell’Air Force di Thule in Groenlandia. Il B-52, proveniente dalla base Plattsburgh dell’Air Force di New York, si schianta dopo che un incendio si era sprigionato nel compartimento dell’ufficiale di rotta. Il pilota stava facendo rotta all’AFB di Thule per provare un atterraggio di emergenza.

All’impatto con il suolo, l’aeroplano scoppia in fiamme, bruciando gli involucri esterni dell’alto esplosivo che rivestivano almeno una delle bombe. L’esplosivo detona, spargendo plutonio e altri materiali radioattivi su un’area di circa 280 m. ad entrambi i lati della traiettoria dell’aereo, in pezzi delle dimensioni di un pacchetto di sigarette. Il bombardiere era stato in volo sulla rotta del Circolo Artico nell’ambito dell’operazione di permanente allertamento dello Strategic Air Command, chiamata in codice “Chrome Dome”.

L’area venne successivamente bonificata da oltre 500 uomini inviati dalla Danimarca e da 200 militari statunitensi. Degli operatori radar scoprono che una bomba H contrassegnata dal numero 78252 manca: avrebbe attraversato la calotta di ghiaccio e sarebbe precipitata in fondo al Mar Artico. La bomba viene ritrovata a fine mese.

14 Gennaio 1969 - Una bomba nucleare cade accidentalmente sul ponte della porta-aerei nucleare USS Enterprise, alias Big E2, uccidendo 25 marinai e ferendo 85 membri d'equipaggio.

18 Dicembre 1970 - Nevada Test Site, Area 8 (USA): test nucleare. Profondità: -273 m. Il test, denominato Baneberry, libera 250 PBq di radioattività attraverso una fessura nelle rocce.

Febbraio 2005 - Keith Goulding della Rothamsted Research a un convegno della British Association for the Advancement of Science presenta un suo studio che rileva che il plutonio proveniente dai test del Nevada del 1952-53 ha contaminato anche l'Europa nord-occidentale. Per giungere fino alla Gran Bretagna, e quasi certamente anche tutto il resto dell'Europa, il materiale radioattivo ha impiegato pochissimi giorni. Il Nevada è lo stato nucleare più bombardato sulla Terra, dove fino ad oggi sono stati fatti esplodere più di 900 ordigni.

Novembre 2005 - Italia. Il CNR rileva tracce di trisio e Cs 137 sul Monte Rosa. Le tracce risalgono ai test nucleari effettuati nel '63 in Algeria e all'incidente nucleare di Chernobyl, e poi arrivate sul Monte Rosa, trasportate per migliaia di chilometri dalle correnti atmosferiche.

martedì 3 maggio 2011

Steampunk: “come sarebbe stato diverso il passato se il futuro fosse accaduto prima”

Il Fantastico a Vapore: nascita, crescita e oltre
di Cristina Donati

Il primo a usare il termine è stato K.W.Jeter per il suo romanzo Morlock Nights, uno dei seguiti apocrifi a The Time Machine di H.G. Wells.

Penso che una fantasy vittoriana sarà la prossima grande cosa, se siamo in grado di trovare un termine collettivo per [Timothy T.] Powers, [James P.] Blaylock e me stesso. Qualcosa basato sulla tecnologia appropriata dell'epoca; come "steampunk", forse. [Locus Magazine— 1987]

A volte basta l’idea di una singola persona per delineare un genere, e per un genere ci vuole un nome vincente.

Bruce Sterling, nell’introduzione a Mirrorshades dice una verità:

"(…) I critici, me compreso, insistono nell’etichettare le mercanzie a dispetto di tutti gli avvertimenti; dobbiamo farlo, perché è una valida fonte di chiarimento così come un grosso divertimento.”

Con La macchina della realtà di Sterling e William Gibson, il termine steampunk viene ufficializzato grazie alla loro fama, e il genere prende corpo nella consapevolezza dei lettori.

Lo steampunk è un’ucronia ambientata nel XIX secolo, ovvero un’età vittoriana con macchinari portentosi frutto non della tecnologia elettronica, ma della forza vapore.

Allo steam si aggiunge il punk, parola chiave di altre correnti come cyberpunk (il capostipite), splatter punk, diesel punk, squidpunk (!) etc etc, inizialmente espressione di un atteggiamento di rottura verso l’ordine costituito, le costrizioni dei costumi sociali, la società standard.

Il risultato è “colonizzare il passato per sognare il futuro”, come se la difference engine di Babbage avesse avuto un impiego su larghissima scala o se invece dell’elettricità fosse stata l’energia del vapore a dar vita a una sofisticata tecnologia alternativa.

Ovvero una fantasy-fantascienza a carbone in piena rivoluzione industriale, forgiata in ferro e mattoni e popolata da mostri meccanizzati, dirigibili e caldaie, ciminiere e banlieux distopiche, eroi in cuoio, occhialoni da pilota e pistole a tamburo, l’oppio o il laudano al posto delle moderne droghe di sintesi e l’assenzio nei bicchieri.

Lo steampunk è caratterizzato dal periodo storico, ma anche dall’ambientazione che non è così rigida: sebbene la Londra vittoriana eserciti un fascino indiscusso, esiste un Western Steampunk (vecchio West Americano), un Medieval Steampunk e un Fantasy Steampunk, dove si mescolano magia e forza vapore.

Esiste anche il Clockpunk (termine coniato dal GURPS), inserito in un Rinascimento alternativo dove le “moderne tecnologie” sono un misto di magia e scienza cinquecentesca, basato su meccanismi a molla e a orologeria, o ispirato dagli avveniristici progetti di Leonardo da Vinci.

Se scrivere fantastico vuol dire travalicare i confini, lo steampunk si sviluppa distruggendo i confini.

Contamina, infiltra e si appropria di altri generi (fantascienza, fantasy, horror, gothic, thriller, mistery) rimodellandoli nella propria ottica di futurismo retrò in perpetuo movimento, dove tutto sommato le regole sono poche e le possibilità infinite.

Gli autori steampunk non scrivono romanzi storici bensì allucinazioni storiche assolutamente non allineate, mondi già trascorsi con contaminazioni del futuro: una sorta di postmoderno nel passato.

Le radici dello steampunk

Jules Verne, H.G. Wells, Mark Twain, Arthur Conan Doyle sono spesso considerati steampunk “classico”, ma in realtà non è proprio così: le loro opere non sono ucronie bensì descrivono la realtà contemporanea agli autori, miscelata a elementi fantastici.

Verne ha vissuto davvero nell’epoca delle rivoluzione industriale, tra palloni aerostatici e piroscafi a vapore e, per le sue geniali e a volte inquietanti intuizioni, può essere a pieno titolo considerato il padre della fantascienza moderna.

Ma non dello steampunk, sebbene i suoi romanzi siano un esempio perfetto d’ambientazione e offrano ottimi spunti steam-tecnologici: il facsimile (evoluzione del pantelegrafo), le reti per la trasmissione dati, i calcolatori, i futuristici veicoli in viaggio sulla Luna o al centro della Terra.

H.G. Wells e Conan Doyle raccontano la Londra vittoriana perché è la “loro” Londra, come del resto Twain ha navigato il Mississippi delle sue storie.

Gibson, Sterling e The Difference Engine (1990)

Onore al merito, come sempre, a chi ha sdoganato il genere. La Macchina della Realtà è un’ucronia english perfetta in cui ogni dettaglio d’ambientazione è armonico e naturale: le crinoline di Sybil, giovane prostituta, e il giubbotto del paleontologo Edward “Leviathan” Mallory, le macchine, anzi la Macchina Analitica di Babbage che ha invaso il mondo, gli inventori su strani tricicli e le ruspe che scavano nella metro di Londra. Le fabbriche e l'aria satura di miasmi.

L’intreccio è una detective— thriller story ambientata in un mondo in cui la rivoluzione industriale e l’assetto politico del XIX secolo “sono andati avanti”.

Alcuni esempi sono contenuti nell'antologia Steampunk (2008) curata dai “VanderMeers”, Jeff e Anne: fra processi alchemici, scienziati— esploratori, dirigibili, automi a vapore, tecnologie marziane e anacronistiche soluzioni meccaniche, i racconti presenti offrono una panoramica interessante circa le possibili interpretazioni del genere.

Troviamo nomi “storici” come James P. Blaylock di cui viene proposto Lord Kelvin’s Machine — uno scienziato folle progetta di scagliare la Terra nel percorso di una cometa di passaggio — e Michael Moorcock, padrino dello steampunk, con un brano di The Warlord of the Air, collocato in un universo edoardiano alternativo dove volano astronavi e la Grande Guerra non è mai scoppiata.

The Martian Agent, a Planetary Romance, ambientato nell’estate del 1876, Michael Chabon, racconta la vita di due giovani fratelli in fuga dopo l’ammutinamento di George Custer contro la Regina Vittoria, in un mondo dove la Rivoluzione Inglese non è mai avvenuta.

Nel fantasy storico di Mary Gentle, A Sun in the Attic, si racconta la lotta classica tra sicurezza e progresso, mentre in The Steam Man of the Prairie and the Dark Rider Get Down: A Dime Novel, di Joe R. Lansdale, il viaggiatore — sulla macchina del tempo di H.G. Wel

ls - danneggia per caso il continuum spazio temporale, provocando conseguenze assai spiacevoli.

Victoria di Paul Di Filippo, contenuto nella Steampunk Trilogy, è invece una commedia burlesca in cui, per coprire la fuga di una giovanissima regina Vittoria, viene utilizzata una licenziosa salamandra

straordinariamente somigliante, affinché prenda temporaneamente il posto di Sua Altezza a Buckingham Palace.

Non manca l’eccezionale Ted Chiang con Seventy-Two Letters: un mondo dove certi nomi impressi su oggetti inorganici (e anche organici, a volte) possono donare movimento e persino la vita.

Anche l’ambientazione di La bussola d’oro di Philip Pullman ha connotati steampunk: mongolfiere, oggetti tecnologici surreali, intrighi, spedizioni in terre lontane e un’Inghilterra ottocentesca.

Più recente è Boneshaker di Cherie Priest, finalista per lo Hugo e il John W. Campbell Awards 2010: ambientato in un mondo chiamato Clockwork Century, mescola steampunk e zombies in una Seattle in versione alternativa.

Prodotto per un target molto young, Leviathan di Scott Westerfeld è invece una rivisitazione infantile dello steampunk, di cui riprende i clichè ad usum delphini: niente vapore, ma motori diesel per mezzi meccanici un po’ Tranformers, e un curioso sistema di propulsione “fisiologico” nelle bio-macchine loro antagoniste.

Il genere ha un notevole potere mutageno e un immediato potere contaminante, generando spinte narrative che si distaccano definitivamente dal modello Tolkeniano.

La forza vapore anima i sotterranei di altre diramazioni, una sorta di “organismi diabolicamente modificati” che, sempre negli anni ’90 e seguenti, si chiamano New Weird, Steam Fantasy, Slipstream e forse in altri modi ancora.

Si accentuano il senso del bizzarro e del grottesco accanto al realismo magico, la denuncia politica e le tecnologie futuristiche, le visioni da incubo distopico e gli universi onirici, il mix di generi e ambientazioni.

Alcuni titoli: Perdido Street Station di China Mièville, Veniss Underground di Jeff VanderMeer, Cuore d’Acciaio di Michael Swanwick.

Tutto questo arriva anche in Italia e fa nascere Il Sentiero di Legno e Sangue di Luca Tarenzi, nonché Alice nel Paese della Vaporità di Francesco Dimitri: terreno diverso, frutti diversi, ma da addentare con gusto.

Nel complesso, la percezione è che ogni cosa si mescoli e strabordi dal proprio contenitore, provocando un gran ribollire germinale nel calderone del Fantastico il quale, per rimanere vitale, deve autoalimentarsi ed evolvere in continuazione.

Quale sarà il prossimo — contestato — nome che cercherà di mettere nel tutto un ordine impossibile?

tratto da Fantascienza.com


lunedì 2 maggio 2011

lunedì 2 maggio 2011 Osama Bin Laden fatto fuori da Barack Obama: era stato previsto in un fumetto di Savage Dragon


Questa notte Barack Obama ha annunciato che Osama Bin Laden è stato ucciso in Pakistan.
La sconfitta di Bin Laden da parte di Obama era stata anticipata in un fumetto. Sulla copertina di Savage Dragon n. 145 disegnata da Eric Larsen il presidente degli Stati Uniti prende a pugni l'ex collaboratore della CIA.
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