sabato 26 marzo 2011

Scoperti "hobbit" in Micronesia?


Nel 2003, nell’isola indonesiana di Flores, è stato rinvenuto lo scheletro di un ominino alto un metro e con un cervello che non raggiungeva i 400 cc vissuto 18.000 anni fa. Il reperto ha acceso un vivace dibattito tra gli antropologi. Alcuni, come gli scopritori, sostenevano la tesi che l’ominino rappresentasse il primo caso di nanismo insulare conosciuto nella nostra linea evolutiva – una condizione ben documentata in altre specie di mammiferi, come gli elefantini nani della Sicilia – e, conseguentemente, che appartenesse ad una specie diversa dalla nostra: Homo floresiensis; altri, invece, erano convinti che quei resti fossero di un individuo della nostra stessa specie ma malato: un microcefalo. La seconda tesi ha perso consistenza in breve tempo, perché nel medesimo sito archeologico sono venuti alla luce i resti di altri individui, vissuti tra 85.000 e 12.000 anni fa, e tutti di corporatura molto piccola. E se è fisiologico che in una popolazione ci siano degli individui malati, è assolutamente impossibile che una popolazione composta solo da individui patologici sia capace di sopravvivere per alcune decine di migliaia di anni.

Una prova ulteriore a favore dell’esistenza del nanismo insulare nell’umanità è venuta recentemente dal lavoro di una missione scientifica sponsorizzata dalla National Geographic Society, e composta da ricercatori della University of the Witwatersrand, della Rutgers University e della Duke University, che ha riportato alla luce nell’isola di Palau in Micronesia i resti di una popolazione, vissuta tra 3000 e 1400 anni fa, caratterizzata da modestissime dimensioni corporee.

Gli studi preliminari hanno evidenziato che questi piccoli individui condividevano con la nostra specie alcuni tratti morfologici, mentre altri li avvicinavano all’uomo di Flores – in particolare, il peso raggiungeva 43 kg nei maschi e 29 kg nelle femmine, ma il cervello era grande. E così essi, pur senza poter essere collegati filogeneticamente all’Homo floresiensis, testimoniano che anche le popolazioni umane, come quelle di altri mammiferi, possano aver acquisito in particolari condizioni ambientali delle dimensioni corporee molto ridotte: il nanismo insulare, appunto.

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